sabato 6 aprile 2013

I don’t want your cold iron shackles round’ my leg...

Camminava avanti e indietro, avanti e indietro, senza pace, senza sosta. Addosso la tuta da pilota, le maniche legate attorno ai fianchi, la maglietta a cui tira il colletto, stretto, fastidioso. Trigger stava giocando a solitario sul tavolo della cambusa, il suono delle carte era intervallato dal rumore della gomma delle suole che strideva contro la pavimentazione. Fumo e l'aroma di caffè impregnavano l'aria: si era dimenticata di accendere gli aspiratori e la stiva era chiusa.

- Consumerai il pavimento, Winger, a furia di fare avanti e indietro.
- Mhhhh!

La voce del vecchio era deformata dalla presenza della sigaretta fatta a mano. Il pacchetto di tabacco era lì, sul tavolo accanto alla tazza mezza svuotata di caffè e il posacenere. Alternava occhiate incuriosite tra le carte e la pilota. La barba incolta raschiava appena sotto le dita nodose, ruvide. Di capelli ne aveva ormai pochi, teneva in testa un berrettino di lana, verde scuro. Dietro le lenti degli occhiali sporchi continuava a stare appresso a Molly, mentre lei riprendeva a muoversi, avanti e indietro come un animale in gabbia. Era anche quasi riuscita a sedersi, appoggiato il culo su di una sedia, si è rialzata di scatto subito dopo, senza riuscire a starsene ferma e anzi, grugnendo qualcosa.

- Si può sapere cos'è che ti tormenta?
- Sono preoccupata! Che cavolo, non si vede?
- E io che pensavo ti stessi cimentando in un nuovo sport. Avanti, posa le tue chiappe su questa sedia e parla con il tuo vecchio amico Trig.

L'uomo spinse la sedia verso di lei, facendola stridere pesantemente ed impattare contro le sue ginocchia, costringendola quantomeno a fermarsi. Sbuffò di nuovo, tornando a guardare lui, poi la cambusa e ancora di nuovo l'uomo di Shijie. Prese la sedia per lo schienale, ruotandola si piazzò a sedere a cavalcioni, fronteggiandolo. Lo guardò diritto negli occhi. L'ex browncoat rimase in silenzio, appoggiando le carte, prese un sorso di caffè per poi spegnere la sigaretta. Allargò le braccia, con un cenno l'invitò a chiedere, semplicemente. L'aveva vista crescere, sapeva che aveva qualche rospo da sputare.

- Parlamene.
- Mh?
- Avanti, sai che intendo...

Lo sapeva, fin troppo bene. Lei era determinata a scoprire cosa significasse, ma lui non era così incline a scavare nei suoi ricordi. Aveva passato quattro anni in quel posto di merda. Tre lunghissimi, interminabili anni, sperando di vedere il domani, dove ogni giorno era una sfida contro sé stessi per non crollare e ritrovarsi a pregare la Morte di arrivare in fretta e silenziosa. Strinse le labbra, allungando uno sguardo languido verso il mobile degli alcolici.

- Prendi da bere, ragazza.

Molly non esitò. Le bastava vedere la piega di quelle labbra screpolate tendere irrimediabilmente sulla via del dolore e della tristezza, per convincersi che stava per parlare e che sarebbe stato necessario un po' di lubrificante, perchè la lingua non si inceppasse dove faceva più male. Deglutì, incerta di voler davvero arrivare alla fine, ma sapeva che doveva andare avanti. Never back down. Si alzò. Prese due tumbler e una bottiglia di bourbon, trascinandosi nuovamente seduta. Appoggiò la bottiglia tra loro, la stappò, tirando con i denti sul tappo di sughero. Versò due dita abbondanti per sé, tre per Trigger e gli porse il bicchiere, in modo che si servisse. Lui nel frattempo si era messo comodo. Si era sbottonato la camicia, il bacino scivolato leggermente in avanti contro la sedia. Sul petto spiccavano tre set di piastrine, non dovette nemmeno chiedere di chi fossero. Lei le guardò a lungo, nascose la smorfia di dolore dietro all'orlo del bicchiere, affogando gli occhi nell'ambra in cui bagnò la lingua.

- Vuoi la verità. Non ci sarà zucchero in questa storia, Winger. You know it.
- I know.
- Non c'è modo che io possa rasserenarti con un racconto simile.
- Lo so, Trig, lo so. Ho visto te. Tu mi hai cresciuta. Tu... hai visto cose e io ho bisogno di sapere cosa sarà di mio fratello.
- Se Joe metterà piede a Fargate, sarà per la vita.

***
Nella Serenity Valley infuriava la battaglia. Gli alti gradi rimasti in causa avevano barattato la loro libertà, il loro culo, sulla pelle dei milioni di uomini morti, da ambo le fazioni. Lui era stato recuperato da sole tre ore dal pod di salvataggio, espulso a forza da una nave destinata alla deriva, fatta saltare in aria come una stella ormai estinta. Solo tre ore prima, era nello spazio ad osservare i resti del Brigade pilotato da William Cox galleggiare a zero-g, svuotando i polmoni della rabbia e del senso di impotenza che gli si erano radicati in petto. Venne condotto in una stanza: file e file di cadaveri, di feriti abbandonati a loro stessi, erano stipati in luoghi malsani, privi di aiuto o di conforto, disperati e soli. Pochi erano i dottori in grado di sostenere una vista simile, ma quelli che c'erano non potevano fare altro che tagliare, suturare, estrarre, disinfettare e sperare che la tempra facesse il resto. Il tenente degli indipendentisti che lo aveva prelevato dalla sua stanza lo stava trascinando in fondo ad una fila. Lì, allineati l'uno accanto all'altro giacevano i suoi figli. Carne e sangue. Gli vennero consegnate le piastrine, venne consolato con una pacca sulla spalla. Vedere i loro corpi, mentre attorno medici e infermiere gridavano e richiamavano aiuto con questo o quel ferito, lo scosse terribilmente. Rimase immobile, mentre attorno a lui infuriavano un caos di sangue e dolore. Il silenzio era nella testa, assordante come il male che gli divorò il petto. Cole era stato crivellato, il petto era aperto. Dean era stato vittima di un'esplosione, un'enorme scheggia gli aveva trapassato un polmone. Erano solo dei ragazzi. La rabbia compressa lo vide uscire barcollando. I ranghi vennero sciolti, ma lui non ci sarebbe mai stato. Avrebbe avuto la sua vendetta. Era solo questione di quando. In realtà non ci volle nemmeno molto, gli bastò un mese, per organizzare un attentato. Riuscì a mandarne all'inferno quindici. Ufficiali della Flotta Alleata. Fece saltare un convoglio in aria, con tutto quello che seguiva. Voleva sangue, per il sangue perso. Era divorato dalla rabbia, corroso dall'odio. Lo abbatterono con una raffica di perforanti, uno gli spezzò il femore. A guerra appena finita, non potevano permettere che si venisse a sapere che un solo uomo continuava a combattere. Venne spedito a Fargate con l'accusa di terrorismo: condannato ai lavori forzati.
*** 

- La vita era scandita dal lavoro. Si lavorava fino a che non ti si staccavano le braccia, crollavi riverso in terra, solo allora ti trascinavano nella tua cella: buchi fetidi senza luce, senza mai sentire l'aria fresca sulla pelle. L'odore pregnante di escrementi, la prigionia ed il tormento. I lamenti si sentivano dalle altre celle, rimbalzavano tra le pareti cupe e spesse. Era roccia, ovunque, in ogni dove. Roccia e secondini. Perdi l'identità, perdi il ritmo del tempo che scorre, perdi la speranza, la voglia di vedere il domani. Non esiste nulla di peggio della privazione dei tuoi diritti, Winger. Nulla di peggio di sentire i morsi della fame, della fatica, il gelo delle intemperie eppure non sapere che giorno sia, che stagione sia, soli, maledettamente soli. E' tutto privo di colore, tutto grigio, piatto, immobile. E' lavoro, ed è morte. Lì la gente si uccide, Winger. La disperazione a cui le menti fragili arrivano è tale che passi le nottate a chiederti come farti fuori, invece che ad altro. Quel posto è fatto per spezzarti. Svuotarti della tua anima e lasciarti uscire rotto, in pezzi talmente piccoli che non ricorderai nemmeno più cosa significa vivere. Molti impazzivano. Parlavano con loro stessi, perchè non c'erano altri con cui parlare. E' una cosa che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico, ragazza. Uscire di lì con tutte le rotelle apposto non è così semplice. Sono certo che se Joe finirà lì, vorrà che tu lo consideri morto: perchè in fondo sarebbe meglio che lo fosse.

Lo ascoltava. Sentì il freddo entrarle nelle ossa, il dolore battere contro il fondo del cranio. Un bussare sinistro, che mosse il braccio d'abitudine. La mano si infilò nella tasca, prese il flacone e cominciò ad armeggiare, ma Trigger le bloccò il polso.

- Immagina di non poterle più prendere. Immagina di vivere con quella sofferenza costante, anni e anni.
- ...
- Yes, that's it.

Il paragone la fece tremare visibilmente. L'idea di non potersi affidare alle medicine, di dover sopportare il dolore, senza dormire, senza pace. La mano di Trigger la sfiorò. Lei sussultò e trovò i suoi occhi. Lui era un uomo stanco, provato dalle vicissitudini, eppure era sopravvissuto. Non sarebbe mai stato l'uomo che ricordava, felice, con i suoi quattro figli e la moglie sul suo bel pianeta. Quello mai. Non sarebbe mai potuto tornare, ma non era impazzito. Lei gli afferrò la mano. Lo strinse con forza, con gratitudine, perchè in fondo era tornato da lei. Era ancora lì con lei e si bastavano, in parte, nonostante facesse davvero male. Lei per lui era una ferita costantemente aperta, ma era una ferita che gli ricordava esattamente come ci si sentiva ad essere vivi. Le sorrise. Non un sorriso caloroso, qualcosa di spiacente, in realtà. Si scusava, senza troppo impegno, cercando di tirarsela vicina, forzando su quella presa. Lei lo assecondò, senza mettere in campo il suo stupido orgoglio di bambina. L'uomo se la raccolse in grembo, stringendola come faceva suo padre quando era bambina, come lui faceva con le sue figlie. Sospirò e lei comprese che gli mancava tutto quello che aveva perso. Ricambiò l'affetto, stando in silenzio a lungo, lasciando che finalmente ritrovasse quella dimensione in cui si era assestato ormai da tempo.

Non tornarono più sull'argomento. Non ce n'era bisogno. Lei aveva capito. Lui si era richiuso.
Però sapeva che doveva andare dal fratello, fargli sapere che c'era e che ci teneva.



“The Ballad Of John Henry”


Who killed John Henry , In the battle of sinners and saints
Who killed John Henry , In the battle of sinners and saints

Take this hammer carry it to the Captain , Tell him why i’m gone
Take this hammer carry it to the Captain , Tell him i’m goin’ home

I don’t want your cold iron shackles round’ my leg
I don’t want your cold iron shackles round’ my leg

Who killed John Henry , In the battle of sinners and saints
Who killed John Henry , In the battle of sinners and saints

I’m a long way from Colorado , A long way from my home
… Get the hammer that killed John Henry , Won’t kill me no more
Gimme the hammer that killed John Henry , Cos it won’t kill me
Gimme the hammer that killed John Henry , Cos it won’t kill me

Who killed John Henry , In the battle of sinners and saints
Who killed John Henry , In the battle of sinners and saints

Take this hammer carry it to the Captain , Tell him i’m goin’ home
Take this hammer carry it to the Captain , Tell him why i’m gone
I’m a wanted man with the Captain
I’m a wanted man in the shackles
I’m a wanted man in the shackles
I’m a wanted man …..

Who killed John Henry , In the battle of sinners and saints
Who killed John Henry , In the battle of sinners and saints
Ohhhh Ohhhhhhh

I killed John Henry , In the battle of sinners and saints
Ohhhh Ohhhhhhhhh