sabato 17 agosto 2013

Greenfield, August 2515

L'unico tavolo quadrato del The Machine rimane sempre il suo favorito, per abitudine e per posizione, lo occupa istintivamente come faceva tanti anni addietro, quando erano una famiglia unita, sotto la stessa bandiera. Il locale è chiuso, sono le 8 di mattina e tutti gli ubriaconi si sono trascinati nelle loro tane, a smaltire. Lei è in piedi da almeno due ore. Gli antidolorifici non sono più il problema, per quanto ogni tanto qualcosa l'assilla talmente tanto da dover impennare la dose, ma la frequenza di certi attacchi si è diluita nel tempo. Gli occhi sono fissi sul pad, che scorre attraverso vecchi e nuovi messaggi. Sorseggia un caffè fatto senza impegno, senza reale intenzione di dargli corpo o spessore nel sapore, ma solo di illudere la testa e lo stomaco che vi sia della caffeina, da qualche parte in quel liquido marrone. Caffè di Bullfinch.

- Winger, che fai già in piedi?

La voce di Trigger preme sull'interruttore, facendole spalancare gli occhi e poi stringerli, nemmeno la luce del giorno e dell'attenzione viva le bruciasse la cornea.

- Non riuscivo a dormire.
- Cosa ti angustia, ragazza?
- Hanno cominciato a bombardare... St. Andrews e Bullfinch.
- Ho letto, sì.
- Sta ricominciando tutto di nuovo.
- Non credo, non stavolta.
- No?
- No, un conto è difendere qualcosa, un conto è conquistarselo. Lo sforzo è stato maggiore, la dimostrazione di forza, maggiore e in più si ha la consapevolezza di quello che è stato il passato e di come si è agito.
- True, ma si hanno anche meno uomini, si hanno meno avamposti e le forze nemiche possono convergere con facilità in un unico sistema solare, invece di spargersi e dividersi su molti.
- Non riesci proprio a vedere il bene che questa cosa ha portato, vero?
- … Non è questione di bene o male, è che...
- Listen kid, la pace perde di significato se non sei libero. Non è pace, ma è soppressione, do you understand? L'unione non ha portato la pace né l'uguaglianza tra i pianeti, ha semplicemente permesso al Central di sfruttare meglio le risorse del Rim, abusare della propria posizione di vincitore per scrivere la storia e far dimenticare al resto del 'Verse cosa è accaduto, quanto è andato distrutto per sempre, per la loro smania di unione. La pace, non si ottiene così.
- Nemmeno scacciando i Corer dal Rim.
- Well, quello è un atto di forza, ma è stato dato loro il tempo di andarsene, cosa che non hanno fatto con noi prima di bombardarci casa, te lo ricordi vero? C'eri anche tu.

Lei strinse le dita attorno al cinturino del c-pad, tremando nel tentativo di trattenere quella sensazione disarmante che le saliva dalla bocca dello stomaco, accompagnata a nausea e lacrime amare. Lo ricordava eccome, il giorno in cui aveva lasciato il suo pianeta e aveva perso ogni cosa, esclusa la speranza, che è ha sepolto su Shijie stessa, qualche mese addietro. L'accusa e la rabbia, il risentimento, nella voce del suo co-pilota le mossero qualcosa di pericoloso, nel fondo dello sguardo verde, annacquato da lacrime che non si permetteva di far scappare.

- Io- c'ero.

Trigger venne punto pesantemente da quell'affermazione, tanto che ritrasse il corpo quasi Molly avesse cercato di azzannarlo, o di morderlo come una vipera velenosa. Strinse i pugni, le linee scavate sul suo volto si fecero più profonde, rendendolo più vecchio di quanto in realtà non fosse già.

- Già, tu c'eri. Io ero al fronte con tuo zio e i miei figli, a combattere per proteggervi. E tornerò al fronte, a combattere per proteggerti, ancora una volta.
- Più per vendicarti.
- Non fa differenza, ormai non ho niente da perdere, ragazza. Ho già perso tutto.
- I know.

Molly non lo guardò, quando lui fece per aggiungere qualcosa, si ritrasse, scottato dall'apparente indifferenza della ragazza, che continuava a far scorrere le dita lungo il piccolo display del c-pad, saltando da un messaggio all'altro senza degnarlo di uno sguardo.

- See ya, kid.

Il saluto le fece sollevare la testa, il rumore della sedia che si spostava all'improvviso riempì la sala vuota del The Machine, dove le sedie erano state rialzate eccetto quelle del tavolo quadrato, il tavolo dei Bounders. Molly Cox non poteva lasciar andare l'ultimo pezzo della sua famiglia così, senza nemmeno tentare di dissuaderlo. Era più forte di lei, aveva combattuto contro l'istinto protettivo per non frapporsi tra Philip e la sua scelta, e adesso doveva fare lo stesso anche con il suo co-pilota.

- Don't leave me!
- … Winger
- I can't let you go!
- You must. I have still things to fight for.
- Cosa?
- Te. La tenue speranza che tu possa farti una famiglia, avere un futuro felice... Think about Cecilia.Vorresti farla crescere in un epoca che ha annientato le speranze di libertà degli uomini, schiacciandoli nella polvere, o vorresti vederla vivere in un 'Verse che lotta per i propri diritti, che crede, nella propria forza?
- Non voglio che vai.

Stava facendo la bambina capricciosa. L'urlo che le scappò era pieno di dolore represso, di rabbia e di paura. Lo aveva placcato, gli si era appiccicata come farebbe una figlia con la gamba del proprio padre nella speranza di fare da peso morto e impedirgli di uscire dalla porta. La sua mano, grande e callosa, era appoggiata sulla testa liscia, carezzava i capelli sottili sfuggiti alla coda nel movimento rapido e scattoso. I passi sulle scalette annunciavano l'arrivo di qualcuno, che non si fece problemi ad inserirsi nella scena, come se in fondo vi avesse fatto sempre parte. Prese Molly per le spalle, staccandola con una decisione che era al contempo solida ma dolce. La strinse forte e lei non riuscì a trattenere oltre il pianto.

- Ci vediamo presto.

Vergil annuì, stringendo le braccia solide attorno a spalle troppo gracili e troppo provate. Non c'era pace, non per lei, ormai completamente svuotata di forza, strappata dalla distanza dai propri cari, sfilacciata dall'impossibilità di proteggerli tutti, di difenderli, di nasconderli da qualche parte al sicuro e aspettare che tutto trovi la sua naturale conclusione. La staccionata del suo giardino non conteneva più niente altro che cenere e detriti di un'illusione andata in frantumi, e la consapevolezza ormai era la sua rovina.


martedì 13 agosto 2013

Bullfinch, August 2515 - Part III



La porta dei bagno era stata lasciata aperta, con l’agitazione che provava ancora in corpo si sarebbe sentita soffocare se l’avesse chiusa. La mano destra era infilata sotto l’acqua corrente, la luce era accesa e le ronzava nelle orecchie con gli ultimi strasichi di vitalità. Da qualche parte sapeva che avrebbe dovuto cambiarla perchè presto o tardi li avrebbe mollati al buio e sarebbe stato spiacevole. La lastra sottile di specchio davanti a lei erano occhi che la scrutavano dentro e fuori, trapassandola senza alcuna pietà. La mano le faceva male, la spalla era indolenzita e la schiena era anche peggio. La canottiera le stava larga sul torace messo in evidenza dalla pelle tesa, la sinistra era poggiata sul bordo di metallo del lavandino, sorreggendola. I capelli umidi si appiccicavano ai lati del viso, accentuando l’aspetto smunto e slavato.

- Ehi

Trasalì, nonostante, sollevando lo sguardo, potesse inquadrare la figura di Vergil nello specchio, sulla porta alle sue spalle.

- Ehi
- Tutto bene?
- Sì, siamo pronti per partire?
- Lo eravamo un bel po’ di tempo fa.
- Mh.

Non lo stava più ascoltando e lui lo sapeva. La stava guardando attraverso lo specchio e aveva visto la sua pupilla dilatarsi fino a perdere di fuoco, non era più scrutato di riflesso tra le ciocche chiare, per cui il Capitano si staccò dalla porta e la raggiunse alle spalle, sfiorandogliele con le mani.

- Che hai combinato?
- Nothing.
- Right.
- ...
- Molly...?

Lei chiuse gli occhi, scivolando leggermente all’indietro, fino ad incontrarlo, appoggiarsi e trovare sostegno. Lui altro non fece che assecondarla, rimanendo immobile, come tante altre volte aveva fatto, stabile, solido, solo per lei. Eppure lei non parlava, come suo solito, ostinatamente chiusa in un silenzio dolente.

- Che hai fatto alla mano?
- Ho dato un pugno ad un mulo cocciuto e coriaceo.

La rivelazione gli fece sollevare un sopracciglio. Ci rimase un po’ perplesso, ma poi alla fine colse la vena sottilmente ironica, appena percettibile, nella voce della sua pilota.

- Il mulo sarebbe...?
- Rooster.
- Ah. Hai preso a pugni Jack Rooster?
- Aye, sarebbe più giusto dire che Jack Rooster si è fatta prendere dal mio pugno.
- Roba dura contro cui scontrarsi.
- Damn right, she is...
- Fammi indovinare… ti ha dato della codarda.
- Aye.
- E tu ti sei risentita.
- Well... in parte. In fondo non ha tutti i torti, no?
- Lei non sa, come stanno le cose, Molly.
- Aye... ma se tu fossi nei suoi panni, non la penseresti alla stessa maniera?
- Naye.  
- Really?

Si voltò lentamente nel suo abbraccio, sollevando lo sguardo per guardarlo diritto in viso. Si pulì le dita dall’acqua sulla sua camicia, senza rifletterci nemmeno troppo, strappandogli un accenno di sorriso, divertito, mentre provava a fasciarle le spalle con il braccio.

- Really. Sei ancora troppo scossa.
- Questo non è vero.
- Ah no?
- No.
- Hai sepolto i fantasmi?
- Certo!
- Davvero?
- Davvero!
- Molly...
- Cosa?
- Almeno guardami in viso mentre mi menti, sei più credibile.
- Dah, ti odio quando mi fai la paternale. Se volevo un padre mi tenevo il mio...
- ...

Calò il silenzio, lei si era sciolta con una certa facilità dalla presa morbida del Capitano. Lui la guardava, mentre Molly era tornata ad appoggiarsi di sedere al lavandino, passandosi la mano sotto al naso, tirando su leggermente.

- Quando partiamo?
- Quando te la senti.
- Now.
- Now is not the time.
- Ma me la sento adesso.
- Te la senti perchè hai solo voglia di scappare e pensi che lasciando Bullfinch e tornando su Richleaf ti sarà più facile scambiare una fonte di pensieri con un’altra, ma tanto lo sai che non è così.
- Se andiamo su Richleaf è perchè ho delle cose in sospeso lì e perchè me l’ha chiesto mia sorella, Vergil, non di certo per scappare, se volevo scappare me ne andavo all’altro capo del ‘Verse, don’t you think?
- C’è scappare e scappare.
- Bullshit.
- Come vuoi, tanto lo sai che starò sempre a raccoglierti.
- Non c’è bisogno che mi raccogli, okay?!?
- Se lo dici tu. Torno di là, cerca di non consumare tutta l’acqua prima ancora di partire.
- Mpf...

L’acqua stava ancora scorrendo, nel lavandino del bagno della Monkey Wrench. Si volotò, interruppe il flusso e quando risollevò lo sguardo nello specchio non lo vide più. Per un attimo, uno soltanto, si sentì completamente persa, tanto che, divorate le distanze dalla porta, si affacciò per vedere nel corridoio, le spalle ampie del suo Capitano svanire.

- Vergil!

Sentiva i passi pesanti sulle grate di metallo che rimbombavano tra le pareti del corridoio della Monkey. Molly lo percepiva chiaramente, fino a che non ci fu silenzio e allora comprese che si era fermato, al suo richiamo. Però i passi non tornavano verso di lei, per cui fu costretta a muoverli lei, pesanti, stanchi. Lo trovò alla fine del corridoio, davanti alla porta della cabina che condividevano ormai costantemente, con tanto di scimmia infilata in chissà quale temibile anfratto pronta ai suoi soliti agguati e ai suoi piccoli scherzi, che però non la spaventava quanto faceva quell’espressione indurita.

- Scusa.
- Andiamo a dormire, domani mattina sarà tutto più chiaro.
- Non ho sonno.
- Certo che ne hai, ma hai paura di chiudere gli occhi e lasciarti andare. Come va con le nuove medicine?
- Meglio.
- Davvero?
- Sì, Haggerty ha fatto un buon lavoro.

Le labbra gli vibrarono appena, al sentire nominare il chimico. Lei, in un guizzo di ritrovata sicurezza, cancellò presto le distanze e tornò a cercare calore, protezione, come non ne aveva mai avuto davvero bisogno. Dormire non era davvero così semplice, aveva sonni agitati, spezzati da troppi pensieri che gravavano sul petto come residui e scorie che non riusciva a scaricare del tutto. Le lenzuola attorcigliate attorno le gambe smagrite, svuotate di tono ed energia da un consumarsi interiore lento, come la goccia che scava la pietra. La mattina arrivò troppo presto, accompagnata dall’indolenzimento e dall’ennesimo peso sul petto, e un bel po’ di male alla schiena e alle dita. I pugni non li ha mai saputi tirare davvero, eppure, quello che è riuscita a tirare a Jack sapeva di rabbia, e in parte di liberazione da un tipo di catene, per gettargliene altre, forse, ancora più pesanti.


domenica 11 agosto 2013

Goldera, August 2515

Attraverso la stiva aperta sbirciava in direzione della foresta. Stava per prendere uno dei cargo  trasporti che l'avrebbe riportata verso Reno, e da lì avrebbe preso un trasporto fino a Greenfield. In tasca due flaconi di antidolorifico, frutto di una nottata intensa di lavoro e una preparazione ancor più lunga, psicologica e non solo. Era arrivata su Goldera senza reali intenzioni, semplicemente, agiva per stanchezza mentale. Non ricordava nemmeno più quando era stata l'ultima volta in cui avesse avuto un pensiero lucido, completamente. L'ultimo periodo l'aveva provata, nel corpo e nella mente, e staccare da ogni cosa, chiudersi in un laboratorio segreto nel bel mezzo della giungla era sembrato un buon modo per deviare dalla solita dolorosa routine e tornare a vivere come il passato. Eppure non era stato così. In quel laboratorio, a parlare dei vecchi tempi, altro non saliva che il magone e la mancanza, i sensi di colpa si acuivano in petto come un peso mal distribuito. Non riusciva a trattare Haggerty con un minimo di gentilezza in più, e non perchè non si fidasse o non gli fosse affezionata, ma semplicemente perchè aveva imparato a misurare le dimensioni del chimico così, e non sapeva rapportarsi a lui in maniera diversa. Nonostante tutto. Una volta a Port Charlotte mandò un messaggio a Vergil, avvisandolo che sarebbe rientrara appena trovato un trasporto disposto a prendere passeggeri a pagamento. L'esperimento sembrava aver avuto successo, il medicinale le aveva dato un'autonomia maggiore, permettendole di passare una notte tranquilla - dopo aver messo in ordine il disastro in cui vive Huck - priva di sogni o di pensieri. Una notte in cui finalmente è riuscita a stare sospesa nel vuoto più totale e ricaricare un minimo le batterie. Aveva lasciato i panini al chimico, così da non sentirlo più nelle orecchie. Lo aveva avvisato di non scommettere con lei, e puntualmente, lui ci era anche cascato. L'idea la faceva sorridere, perchè ovviamente lei è uno di quei tipi che quando scommette lo fa solo perchè quello che rischia è commisurato a quello che è disposta a cedere. Nel caso della scommessa con il chimico custode, era semplicemente questione di lavare i piatti, che avrebbe comunque fatto, scommessa o no. Certo che la sfiga lo vede bene, a quel uomo! Un tiro davvero pessimo, facilissimo da battere e così è stato, ovviamente. Vederlo inveire e lamentarsi la fece ridere, rammentare le stupide scommesse in riva al fiume, con Ritter, per chi si sarebbe tuffato a cercare l'oro nel Hudson. Il viaggio di andata fu un tormento, quello di ritorno uno spasso, visto che le concesse di guidare l'hovercraft tra le paludi, nonostante i dannati insetti, riuscì a divertirsi come non faceva da un po'. A conti fatti, la visita da Haggerty l'aiutò più di quanto fosse disposta ad ammettere, nel salutarlo. Nello zaino una scorta di medicinali abbastanza lunga da durarle qualche mese, negli occhi, una nuova scintilla e il cuore un po' più leggero. In fin dei conti, è a questo che servono i chimici custodi, no? Lui si sente libero solo nel suo laboratorio, a cucinare le sue sostanze, e lei non lo biasima, mai, anche se è sprecato, il talento che ha e lo sa.

sabato 10 agosto 2013

Gravedigger, when you dig my grave could you make it shallow...

Le coordinate non le aveva mai dimenticate. Le aveva marchiate a fuoco nella memoria, nel cuore e nell'anima. La Monkey atterrò sul vecchio campo, nei pressi della sua casa, o meglio, di quello che ne rimaneva. Un cratere aveva reso atterrare meno semplice, la terra era smossa, non era più piana e i detriti si erano sedimentati, creando un letto irregolare, che il peso della Firefly fece scricchiolare duramente. Il lato ovest della casa era crollato su sè stesso, le fondamenta si erano incrinate, e quello che rimaneva in piedi erauno scheletro abbattuto di una vecchia casa. Lei, assieme a Trigger e Vergil, scese dalla rampa, puntando direttamente verso un punto particolare, dove alcune pietre spostate delimitavano un piccolo giardino Una corce di legno era stata divelta da terra, buttata di lato, probabilmente sradicata dall'onda d'urto che era nata da quel cratere. Una bomba, che le fece pensare a quanto fortunata sia stata, diversamente da altri. Con la pala cominciarono a scavare. Sapeva dov'era seppellita Molly Cox, sua nonna, e lei altro non fece che mettere suo figlio nella terra con lei e il marito, lì accanto, ben più a lungo dimenticato. Non riuscirono a parlare. Nessuno di loro riuscì a dire qualcosa e mentre Molly rimaneva in ginocchio accanto alla tomba di Jacob Cox, buttando manciate di terra sulla cassa di semplice betulla in cui lo aveva richiuso, Trigger si ritirò nella nave, affranto dai ricordi. 

Fu una giornata pesante, per tutti. Per lei, fu una specie di rivelazione, che la spinse fino alla vecchia casa del suo co-pilota. Anche lui aveva fatto lo stesso. Seppellito le due figlie, la moglie, eretto una croce per ogni familiare che aveva perso. Lei aveva scelto di aggiungere quella croce in più, nel giardino di casa che non era più un giardino ma terra secca, morta e priva di alcuna vitalità. Seppellì anche un ricordo, con una croce bianca, e il nome dello zio, accanto al fratello. Riuniti nell'aldilà.

Leggere il proprio nome sulla vecchia croce consumata della nonna le smosse un brivido, lungo, doloroso, che consolò tra le braccia di Vergil. Poi smise di pensare. Fu solo qualche giorno dopo che si rese conto di essere crollata. Ricordava perfettamente che era martedì, eppure il suo pad, i sistemi di bordo, urlavano che si trattava di venerdì mattina, quando finalmente riprese coscienza. Erano in viaggio, per dove non lo sapeva, ma non le importava più.

L'ultimo ricordo, netto, pulito, era la sua voce che implorava di farle una tomba non troppo profonda, così da poter percepire la pioggia, attraverso la terra:

- So that I can feel the rain...





"Gravedigger"

Cyrus Jones 1810 to 1913
Made his great granchildren believe
You could live to a hundred and three
A hundred and three is forever when you're just a little kid
So Cyrus Jones lived forever

Gravedigger
When you dig my grave
Could you make it shallow
So that I can feel the rain
Gravedigger

Muriel Stonewall
1903 to 1954
She lost both of her babies in the second great war
Now you should never have to watch
Your only children lowered in the ground
I mean you should never have to bury your own babies

Gravedigger
When you dig my grave
Could you make it shallow
So that I can feel the rain
Gravedigger

Ring around the rosey
Pocket full of posey
Ashes to ashes
We all fall down

Gravedigger
When you dig my grave
Could you make it shallow
So that I can feel the rain
Gravedigger

Little Mikey Carson 67 to 75
He rode his
Bike like the devil until the day he died
When he grows up he wants to be Mr. Vertigo on the flying trapeze
Ohhh, 1940 to 1992

Gravedigger
When you dig my grave
Could you make it shallow
So that I can feel the rain

Gravedigger
When you dig my grave
Could you make it shallow
So that I can feel the rain
Feel the rain
I can feel the rain
Gravedigger

Gravedigger

Bullfinch, August 2515 - Part II

Passare nell'ufficio dello Sheriffo non era servito a nulla. Jack Rooster non si trovava da nessuna parte e il tempo per lei aveva cominciato a scorrere come gli ultimi granelli di una clessidra destinata ad esaurirsi rapidamente. Risolse quindi di scrivere a Wright, richiedendo il permesso di visitare il detenuto. Si era convinta a fare quel passo, per i propri sonni e la propria tranquillità, nonostante Trigger le avesse ripetuto che non le sarebbe servito a nulla. 
La firma sui documenti l'aveva messa ormai talmente tante volte - tra l'altro proprio a causa sua - che non guardava nè leggeva più, semplicemente scriveva e tanti saluti. Via le armi, via il c-pad, lo stetson, solo quel poco che aveva addosso e le pillole, perchè le servivano. Lui non se l'aspettava. Quando la vide comparire non fece fatica a notare l'assoluto incredulo stupore che gli macchiava il viso, mentre lei guardava i suoi capelli lunghi: non glieli hanno tagliati. 
I secondini allarmati non erano difficili da placare, bastava far scorrere quella porta chiusa. Lui, il suo abbraccio. Non riusciva a ricambiarlo in nessun modo, provava solo un profondo senso di inadeguatezza. Era pesante, pesantissimo contro il cuore. Una stretta solida, incapace anche solo di far battere il cuore senza sentire dolore, per non parlare del respiro. La chiamava per nome, e lei si ritrovò a chiamarlo con il suo. Per la prima volta, niente Geibì, niente Joe, ma Dragan. Doveva parlargli. Doveva capire se poteva ancora fidarsi di lui, se tutto era perduto. L'uomo che vedeva davanti a sè sembrava in tutto e per tutto quel fratello che aveva amato fino a stare male. Eppure, il nodo di quello che aveva fatto ad Anya le stringeva la gola, rendendola meno partecipe, più scettica, fredda. L'espressione sul suo viso a mano a mano che lei dipanava i suoi dubbi virava, dall'incredulità allo sconcerto, fino a veder sorgere i primi accenni di rabbia. Le accuse volavano, e ancora una volta tornava a galla la colpa.

- Chiedi a lei perchè dopo averle salvato la vita quella STRONZA MI HA DENUNCIATO!
- Forse perchè hai ucciso i suoi uomini, Dragan. Cristo santo hai idea di che morte di merda sia? Morire soffocati spersi nello spazio? Jesus Christ!
- E' stato un incidente, abbiamo mandato un segnale dovevano essere raccolti, eravamo vicini a Tauron, non doveva finire così! Non ho avuto scelta, io l'ho protetta, non sapevo che fosse su quella nave, appena l'ho vista ho pensato di prenderla per la sua sicurezza! Non hai idea di che significa vivere con la possibilità di venire pugnalato alle spalle dai tuoi uomini, se non dai loro quello che vogliono.

In fondo al proprio cuore sperava davvero che fosse così. In fondo al proprio cuore non riusciva davvero a capacitarsi di una scelta così crudele. Poi però le sorgeva spontaneo sputare la verità:

- Bullshit! Potevi assaltare la fottuta nave, prendere il carico e tagliare la corda senza toccare nessuno. E che cazzo significa che non hai avuto scelta? Che razza di comandante si fa minacciare daisuo equipaggio?
- Se vuoi fedeltà devi guadagnartela.


Non ci poteva credere. La spalla era un vero fastidio crescente e quando alla fine le venne istintivo di chiedere se poteva ancora fidarsi di lui o se doveva aspettarsi da un giorno all'altro di essere venduta assieme al proprio uomo e alla propria famiglia per qualche spicciolo, vide in lui la delusione farsi lampante, al punto da far male. Però doveva chiederlo, doveva sapere e ottenere la risposta in parte le fece bene, in parte però non la convinse. Non gli aveva detto nulla di Red. Aveva taciuto e non sapeva nemmeno perchè. Lui era abbattuto, e lei si sentì in dovere di allungarsi, stringerlo, abbracciarlo, perchè in fondo era pur sempre suo fratello. Imperfetto, sbagliato, contorto, ma pur sempre suo fratello. Gli confessò a fil di voce che era contenta che fossein galera, perchè almeno lo sapeva al sicuro, ma luile confermò che non ci sapeva stare a lungo al sicuro e quella cosa la smosse nel profondo, al punto da farla sentire di nuovo pesante e colpevole. Separarsi fu più difficile di quanto non aveva pensato. Allontanarsi da quella cella aveva lasciato un sapore amaro in bocca. Raccolte le sue cose, altro non aveva fatto che tornarare al suo alloggio.

- Com'è andata?
- Ben- What the hell?
- Speravo in una reazione diversa, ma mi aspettavo proprio questa.
- Che diavolo ci fai qui, tu?
- Indovina?
- Ti avevo detto che volevo fare questa cosa da sola!
- Why?
- Perchè non voglio costringerti a tornare su Shijie. L'ultima volta è stata pesante e con quello che sta succedendo, con Phoenix nella posizione attuale pensavo che tu...
- Pensavi male, io voglio venire con te e fare questa cosa. Quello che penso io o che provo io non conta?
- Ma...
- Answer me.
- Sì che conta, certo che conta io... dah.
- E allora è deciso, basta. Verrò a Shijie con te e seppelliremo tuo padre.

Non era felice, ma qualcosa l'aveva già smossa, cercando di spingerla contro di lui. Lui che contro ogni sua indicazione aveva deciso di raggiungerla e che adesso la stava stringendo, in un abbraccio rassicurante, di quelli che le permetteva di sentirsi al sicuro, ancora una volta, come solo con lui era stata davvero. Le venne in mente come ogni volta che scendeva con lui, all'inferno, tra piombo rovente, granate e proiettili, tornava a casa senza mai in graffio e pronta a rattoppare ognuno di loro. Vergil ancora al suo fianco, il suo sostegno, la sua forza.

sabato 3 agosto 2013

Bullfinch, August 2515 - Part I

La stiva nella penombra, solo qualche spiraglio di luce incandescente, seppur fredda. I passi di un uomo vecchio e stanco discendono lenti dalla scaletta. Lei è seduta su di una cassa di materiale plastico, resistente, seppur porti addosso ancora un paio di segni e un foro di proiettile beccato proprio su quel pianeta, tanto tempo addietro. La cassa è aperta. Lei, i suoi occhi chiari cerchiati, sono puntati sul viso apparentemente dormiente del proprio padre, sorseggiando direttamente da una bottiglia di whiskey sintetico. 

- Winger?

Trasale, sentendosi chiamare a quel modo. Immersa nei pensieri si trova a ruotare lo sguardo allucinato sul viso del proprio co-pilota. Attorno alla gola di Jacob Cox c'è una bandana nera che prima non c'era.

- Trig.
- Dovresti smetterla di aprirla.
- Che cambia?
- Che non è un bello spettacolo.

Effettivamente non lo è. L'incarnato giallo tendente al verdognolo lascia intuire la causa di quel decesso, evidenti problemi epatici, troppo grandi e troppo trascurati per poterci porre rimedio. 

- Forse avrei dovuto arrivare prima.
- E come avresti potuto? Stavi dall'altra parte del 'Verse.
- Well, maybe that's the point.
- Quindi, secondo te, avresti dovuto stare con lui a discapito della tua vita, fino a che non fosse crepato. Ma tu a quel punto saresti stata troppo vecchia per costruirti una famiglia, e in un solo colpo la morte l'altissimo avrebbe chiamato a sè due persone, grossa vincita.
- ...
- Chiudi quella cosa, cristo santo.

Lei, sospirando, è costretta ad alzare il sedere dalla cassa, allungarsi verso il coperchio e chiudere la bara che contiene il padre, per il trasporto fino a Shijie. Imposta di nuovo la temperatura, così che torni a preservare la salma dalla decomposizione, mentre è in viaggio. Appoggia la bottiglia sul coperchio ormai nuovamente sigillato, passando le dita tra i capelli sciolti.

- Vergil non sarebbe contento di vederti a questa maniera.
- ...
- Avresti dovuto farlo venire.
- Il ragazzo ha firmato, deve solo fare la visita con un medico ed è fatta.
- Fa bene.
- Non ti ci mettere anche tu.
- Che ti devo dire? Che non approvo? E' giovane, ma ne ha viste di ogni colore e soprattutto è motivato, oltre ad essere un meccanico, non starà in prima linea, si renderà utile altrove e il rischio per lui non sarà così alto come puoi pensare.
- Ho visto Wright. Mi ha dato una bandana per papà, da seppellire con lui.
- Bhè, that was kind.
- Aye... ma rimane sempre il solito stronzo. Mi ha chiesto se volevo arruolarmi, ha detto che così, sicuro, potevo tenere d'occhio il ragazzo. 

Il silenzio di Trigger si fa via via più intenso. Struscia gli stivali fino a portarsi accanto a lei, sedere su quella stessa cassa che li regge entrambi, allungare il braccio attorno alle sue spalle esili e stringerla, senza necessità di dire una parola. Lei, altro non fa che chiudere gli occhi, stringere i pugni e rimanere lì, appoggiata ad un vecchio Browncoat con tanto ancora da insegnare e poco da giudicare.





venerdì 2 agosto 2013

What light through yonder window breaks?

Passare lo spazio di Polaris e venire abbordati. E' una cosa normale, se vieni da un sistema che non è il tuo, ma il tuo IdN per una volta ti è favorevole, nonostante l'uomo che abbiano condannato ti è legato, nonostante il tuo passato ti segua come un'ombra. Molly aveva appena salutato il Tenente Rickards, un browncoat di stanza nella tratta del quadrante 8. Hanno perquisito la nave, senza trovare alcunchè di illegale. Il motivo dell'ingresso a Polaris era quello di puntare su Richleaf, perchè aveva un padre da seppellire. Raccogliere il corpo, riportarlo su Shijie e buttare sotto metri e metri di terra l'ultimo tassello di un passato che non le appartiene più. In plancia però accade qualcosa. Un messaggio, che, come il bagliore della stella più calda, le illumina lo sguardo e la lascia ammutolita. Quella voce le spezza il fiato, come uno schiaffo assestato senza previsione, in pieno viso, a mano aperta.

Philip.

Sta bene, è vivo e vuole arrularsi.
Devia la rotta, Molly Cox, per raggiungere il ragazzo su Bullfinch.
Devia la rotta, dimenticandosi dei morti solo il tempo necessario ad abbracciare i vivi.
Quando lo vede sembra averne paura. Eppure è solo un attimo, perchè la tensione, il nodo di dolore che accompagnava la sparizione del ragazzo, si scioglie in un pianto privo di lacrime. E' felice. Dopo un tempo infinitamente lungo è felice come non lo è stata da tanto, tanto tempo.
I suoi occhi si bagnano nella figura cresciuta, matura, di un ragazzo che si è fatto uomo. Le notizie in parte la lasciano stranita, in parte soltanto, arrabbiata. Eppure non può fare nulla per cambiare la cosa. E poi lui, che torna a parlare come il più saggio degli anziani. Lui, che ha i suoi occhi chiari puntati nei propri.

- Ognuno deve fare quello che può, in questa guerra.

Ha il suono amaro dell'accusa, come meno sottilmente lo sono sempre state le parole di Wright, o di Rooster. Gli chiede se è con loro che andrà, e la risposta, in fin dei conti, la conosce ancor prima di porre quella domanda. Però lei ha un padre da seppellire, e deve ricordarsene. Non ha più il suo meccanico di fiducia, e dovrà passare i giorni a controllare i bollettini, perchè se adesso la situazione è relativamente quieta, il tutto esploderà, prima o poi, e tornerà la guerra, quella vera.

Allora - forse - affronterà i demoni.
Allora, dopo aver seppellito tutto il passato ad eccezione di un vecchio pilota dal grilletto facile e dalla vista annebbiata dagli anni, prenderà una decisione.

But not now.