domenica 11 agosto 2013

Goldera, August 2515

Attraverso la stiva aperta sbirciava in direzione della foresta. Stava per prendere uno dei cargo  trasporti che l'avrebbe riportata verso Reno, e da lì avrebbe preso un trasporto fino a Greenfield. In tasca due flaconi di antidolorifico, frutto di una nottata intensa di lavoro e una preparazione ancor più lunga, psicologica e non solo. Era arrivata su Goldera senza reali intenzioni, semplicemente, agiva per stanchezza mentale. Non ricordava nemmeno più quando era stata l'ultima volta in cui avesse avuto un pensiero lucido, completamente. L'ultimo periodo l'aveva provata, nel corpo e nella mente, e staccare da ogni cosa, chiudersi in un laboratorio segreto nel bel mezzo della giungla era sembrato un buon modo per deviare dalla solita dolorosa routine e tornare a vivere come il passato. Eppure non era stato così. In quel laboratorio, a parlare dei vecchi tempi, altro non saliva che il magone e la mancanza, i sensi di colpa si acuivano in petto come un peso mal distribuito. Non riusciva a trattare Haggerty con un minimo di gentilezza in più, e non perchè non si fidasse o non gli fosse affezionata, ma semplicemente perchè aveva imparato a misurare le dimensioni del chimico così, e non sapeva rapportarsi a lui in maniera diversa. Nonostante tutto. Una volta a Port Charlotte mandò un messaggio a Vergil, avvisandolo che sarebbe rientrara appena trovato un trasporto disposto a prendere passeggeri a pagamento. L'esperimento sembrava aver avuto successo, il medicinale le aveva dato un'autonomia maggiore, permettendole di passare una notte tranquilla - dopo aver messo in ordine il disastro in cui vive Huck - priva di sogni o di pensieri. Una notte in cui finalmente è riuscita a stare sospesa nel vuoto più totale e ricaricare un minimo le batterie. Aveva lasciato i panini al chimico, così da non sentirlo più nelle orecchie. Lo aveva avvisato di non scommettere con lei, e puntualmente, lui ci era anche cascato. L'idea la faceva sorridere, perchè ovviamente lei è uno di quei tipi che quando scommette lo fa solo perchè quello che rischia è commisurato a quello che è disposta a cedere. Nel caso della scommessa con il chimico custode, era semplicemente questione di lavare i piatti, che avrebbe comunque fatto, scommessa o no. Certo che la sfiga lo vede bene, a quel uomo! Un tiro davvero pessimo, facilissimo da battere e così è stato, ovviamente. Vederlo inveire e lamentarsi la fece ridere, rammentare le stupide scommesse in riva al fiume, con Ritter, per chi si sarebbe tuffato a cercare l'oro nel Hudson. Il viaggio di andata fu un tormento, quello di ritorno uno spasso, visto che le concesse di guidare l'hovercraft tra le paludi, nonostante i dannati insetti, riuscì a divertirsi come non faceva da un po'. A conti fatti, la visita da Haggerty l'aiutò più di quanto fosse disposta ad ammettere, nel salutarlo. Nello zaino una scorta di medicinali abbastanza lunga da durarle qualche mese, negli occhi, una nuova scintilla e il cuore un po' più leggero. In fin dei conti, è a questo che servono i chimici custodi, no? Lui si sente libero solo nel suo laboratorio, a cucinare le sue sostanze, e lei non lo biasima, mai, anche se è sprecato, il talento che ha e lo sa.