sabato 17 agosto 2013

Greenfield, August 2515

L'unico tavolo quadrato del The Machine rimane sempre il suo favorito, per abitudine e per posizione, lo occupa istintivamente come faceva tanti anni addietro, quando erano una famiglia unita, sotto la stessa bandiera. Il locale è chiuso, sono le 8 di mattina e tutti gli ubriaconi si sono trascinati nelle loro tane, a smaltire. Lei è in piedi da almeno due ore. Gli antidolorifici non sono più il problema, per quanto ogni tanto qualcosa l'assilla talmente tanto da dover impennare la dose, ma la frequenza di certi attacchi si è diluita nel tempo. Gli occhi sono fissi sul pad, che scorre attraverso vecchi e nuovi messaggi. Sorseggia un caffè fatto senza impegno, senza reale intenzione di dargli corpo o spessore nel sapore, ma solo di illudere la testa e lo stomaco che vi sia della caffeina, da qualche parte in quel liquido marrone. Caffè di Bullfinch.

- Winger, che fai già in piedi?

La voce di Trigger preme sull'interruttore, facendole spalancare gli occhi e poi stringerli, nemmeno la luce del giorno e dell'attenzione viva le bruciasse la cornea.

- Non riuscivo a dormire.
- Cosa ti angustia, ragazza?
- Hanno cominciato a bombardare... St. Andrews e Bullfinch.
- Ho letto, sì.
- Sta ricominciando tutto di nuovo.
- Non credo, non stavolta.
- No?
- No, un conto è difendere qualcosa, un conto è conquistarselo. Lo sforzo è stato maggiore, la dimostrazione di forza, maggiore e in più si ha la consapevolezza di quello che è stato il passato e di come si è agito.
- True, ma si hanno anche meno uomini, si hanno meno avamposti e le forze nemiche possono convergere con facilità in un unico sistema solare, invece di spargersi e dividersi su molti.
- Non riesci proprio a vedere il bene che questa cosa ha portato, vero?
- … Non è questione di bene o male, è che...
- Listen kid, la pace perde di significato se non sei libero. Non è pace, ma è soppressione, do you understand? L'unione non ha portato la pace né l'uguaglianza tra i pianeti, ha semplicemente permesso al Central di sfruttare meglio le risorse del Rim, abusare della propria posizione di vincitore per scrivere la storia e far dimenticare al resto del 'Verse cosa è accaduto, quanto è andato distrutto per sempre, per la loro smania di unione. La pace, non si ottiene così.
- Nemmeno scacciando i Corer dal Rim.
- Well, quello è un atto di forza, ma è stato dato loro il tempo di andarsene, cosa che non hanno fatto con noi prima di bombardarci casa, te lo ricordi vero? C'eri anche tu.

Lei strinse le dita attorno al cinturino del c-pad, tremando nel tentativo di trattenere quella sensazione disarmante che le saliva dalla bocca dello stomaco, accompagnata a nausea e lacrime amare. Lo ricordava eccome, il giorno in cui aveva lasciato il suo pianeta e aveva perso ogni cosa, esclusa la speranza, che è ha sepolto su Shijie stessa, qualche mese addietro. L'accusa e la rabbia, il risentimento, nella voce del suo co-pilota le mossero qualcosa di pericoloso, nel fondo dello sguardo verde, annacquato da lacrime che non si permetteva di far scappare.

- Io- c'ero.

Trigger venne punto pesantemente da quell'affermazione, tanto che ritrasse il corpo quasi Molly avesse cercato di azzannarlo, o di morderlo come una vipera velenosa. Strinse i pugni, le linee scavate sul suo volto si fecero più profonde, rendendolo più vecchio di quanto in realtà non fosse già.

- Già, tu c'eri. Io ero al fronte con tuo zio e i miei figli, a combattere per proteggervi. E tornerò al fronte, a combattere per proteggerti, ancora una volta.
- Più per vendicarti.
- Non fa differenza, ormai non ho niente da perdere, ragazza. Ho già perso tutto.
- I know.

Molly non lo guardò, quando lui fece per aggiungere qualcosa, si ritrasse, scottato dall'apparente indifferenza della ragazza, che continuava a far scorrere le dita lungo il piccolo display del c-pad, saltando da un messaggio all'altro senza degnarlo di uno sguardo.

- See ya, kid.

Il saluto le fece sollevare la testa, il rumore della sedia che si spostava all'improvviso riempì la sala vuota del The Machine, dove le sedie erano state rialzate eccetto quelle del tavolo quadrato, il tavolo dei Bounders. Molly Cox non poteva lasciar andare l'ultimo pezzo della sua famiglia così, senza nemmeno tentare di dissuaderlo. Era più forte di lei, aveva combattuto contro l'istinto protettivo per non frapporsi tra Philip e la sua scelta, e adesso doveva fare lo stesso anche con il suo co-pilota.

- Don't leave me!
- … Winger
- I can't let you go!
- You must. I have still things to fight for.
- Cosa?
- Te. La tenue speranza che tu possa farti una famiglia, avere un futuro felice... Think about Cecilia.Vorresti farla crescere in un epoca che ha annientato le speranze di libertà degli uomini, schiacciandoli nella polvere, o vorresti vederla vivere in un 'Verse che lotta per i propri diritti, che crede, nella propria forza?
- Non voglio che vai.

Stava facendo la bambina capricciosa. L'urlo che le scappò era pieno di dolore represso, di rabbia e di paura. Lo aveva placcato, gli si era appiccicata come farebbe una figlia con la gamba del proprio padre nella speranza di fare da peso morto e impedirgli di uscire dalla porta. La sua mano, grande e callosa, era appoggiata sulla testa liscia, carezzava i capelli sottili sfuggiti alla coda nel movimento rapido e scattoso. I passi sulle scalette annunciavano l'arrivo di qualcuno, che non si fece problemi ad inserirsi nella scena, come se in fondo vi avesse fatto sempre parte. Prese Molly per le spalle, staccandola con una decisione che era al contempo solida ma dolce. La strinse forte e lei non riuscì a trattenere oltre il pianto.

- Ci vediamo presto.

Vergil annuì, stringendo le braccia solide attorno a spalle troppo gracili e troppo provate. Non c'era pace, non per lei, ormai completamente svuotata di forza, strappata dalla distanza dai propri cari, sfilacciata dall'impossibilità di proteggerli tutti, di difenderli, di nasconderli da qualche parte al sicuro e aspettare che tutto trovi la sua naturale conclusione. La staccionata del suo giardino non conteneva più niente altro che cenere e detriti di un'illusione andata in frantumi, e la consapevolezza ormai era la sua rovina.