giovedì 4 aprile 2013

Redemption Day...


Non c'era verso.
Rimaneva lì, immobile a fissare il bicchiere svuotato per l'ennesima volta.
Non si capacitava. Nella testa mille pensieri, dal più stupido al peggiore, che scacciava cocciutamente con uno scrollare di testa, violento. La testa navigava. Troppo whisky, troppo alcol nelle vene. Il dolore lo sentiva pulsare in petto, l'atroce sensazione di inutilità che le divorava le viscere. Il locale era chiuso. Rientrata all'alba dopo aver atteso, atteso, e atteso, pregando, ricacciando la paura a pugni e calci. Ogni suono era una tortura, un tendersi di orecchio a cogliere i cenni di un loro avvicinarsi che non avvenne mai. Il juke box continuava a cantare la stessa canzone. Saccheggiata la cassa con i gettoni ne aveva buttata una sana manciata all'interno, così che continuasse a far girare sempre lo stesso brano.

- Non avrei mai dovuto permetterglielo. E' tutta colpa mia.
Forse.

Non c'era nessuno con lei, ne era più che certa. Sammy era via, lo stesso valeva per Trigger e Muto. Vergil era ad India. Era riuscita a convincerlo a non muoversi, a non preoccuparsi, che sarebbe andato tutto bene. Era sola. O meglio, fisicamente lo era, ma in fondo aveva i suoi spettri con cui fare i conti. La bottiglia ormai era un caduto come tanti altri, come i mozziconi di sigaretta sul campo di battaglia della sua coscienza. 

- Avrei dovuto convincerlo a non farlo. Avrei dovuto farlo desistere.
Ne avresti avuto la capacità. 
- Non ho avuto le palle di farlo.
No.
- E adesso lui.
Potrebbe essere morto.
- NO. No... no. Lui è troppo forte. Non mi lascerebbe mai.
Mantenere le promesse che ti ha fatto gli è costato caro.
- ...

La fronte impattò con il legno del tavolo, quello dei Bounders, nell'angolo. C'erano solo alcune luci dietro il bancone, la penombra faceva strani scherzi. Le salì netto un singulto, acido di nausea, di dolore, salato sulla punta della lingua.

L'ulteriore tacca sulle tue conquiste, no?
- ...
Hai perso tuo zio perchè non sei riuscita a fargli cambiare idea.
- Non ho avuto il tempo...
Hai perso il tuo primo vero amore.
- Non ho avuto la forza...
Hai perso tuo fratello.
 Non ho avuto il coraggio...
A chi tocca la prossima volta?
- Enough.

Le tremarono le spalle. Le mani strusciarono contro il tavolo di legno. Sentì la superficie ruvida grattare come piccole lame sottili, che ti scorticano un millimetro alla volta. Sussultò, il petto si scosse con un gemito di dolore. Faceva male. Lo sentiva sbattere nel petto, si insinuava come un ferro arroventato tra la spalla e il cuore, lo sentiva affondare, un centimetro alla volta e gli occhi appannati dal dolore fissavano il flacone di analgesici sul bancone, lontano, fuori portata.

Avresti potuto convincerli tutti, ma non ci hai mai provato davvero.
- Papà lo diceva che la vendetta è una lama a doppio taglio.
Una vendetta che è nata da un tuo fatale errore.
- Non sarei mai dovuta atterrare sullo Skyplex. Se non avessi fatto quello sbaglio, non saremmo a questo punto.
Precisely!

Faceva un male cane. Dentro. Bruciava come l'inferno, l'inferno che era convinta di meritarsi. Singhiozzò. Le lacrime cominciarono a scendere lungo le guance, ruzzolando giù dal mento volitivo per schiantarsi in un lago di alcol e cenere. Cominciò a piangere come una bambina, portando le mani alla faccia, si scansò di scatto, facendo cadere la bottiglia e rotolare un bicchiere. L'impatto fu talmente goffo che il vetro non si ruppe nemmeno, rotolò in un dolore assordante come spilli incandescenti nelle tempie.

- Dio...
Avresti dovuto chiedergli aiuto prima.
- Non mi avrebbe ascoltata.
No, infatti. Non è che te lo sia guadagnata.
- Sarebbe stato meglio non tornare.
Avresti smesso di soffrire, ma probabilmente avrebbero sofferto di più loro.
- Avrei fatto meglio a tornare a Richleaf da mio padre.
Lui non è più tuo padre.
- Non so più che fare.
Non so come aiutarti.
- Non so più dove andare. Non voglio che altri finiscano per soffrire a causa mia.
Non sai se sta soffrendo.
- Lo so che sta soffrendo. Per colpa mia.
Ha sofferto quando sei morta.
- Non è la stessa cosa.
Forse è morto lui, e adesso stai sentendo quello che ha sentito lui. Credo sia la crudele ironia del 'Verse. Ora tu andrai a vendicarlo, no?
- No.
No?
- No.
Why?
- Perchè finisce qui.
E come pensi di fare?
- Se è morto, non posso fare altro che cercare di convincere chiunque prenderà il suo posto che è storia da seppellire.
E se non lo è?
- Quando uscirà sarà un uomo diverso.
Potrebbe odiarti.
- Lo pensi davvero?
Io ti odierei.
- Tu mi odi già.
E' vero anche questo. Però se per vendicare te mi sbattessero a Fargate per anni e anni e anni buttando via la chiave e dimenticandosi di me, un pochino di più ti odierei, ma giusto un po'.
- Christ!
Nemmeno lui ti aiuterà.

Si alzò, barcollando. La lucidità a puttane da un bel po', tra alcol e dolori, tra deliri e terrore. Le lacrime continuavano a cadere talmente tanto copiosamente che per un attimo pensò stupidamente di poterci annegare, in tutto quel pianto. Era sola. Vergil lontano, Joe disperso, la sorella su Horyzon. La sua famiglia a brandelli. Fallito, miseramente fallito. Inciampò, cadde ruzzolando per trascinarsi appresso anche una sedia. L'impattò non fu altro che l'ennesima ondata di calore, dove il dolore già si stava propagando a macchia d'olio. Era talmente intenso che le bruciavano i polmoni.

- Me lo sono meritato.
Credo anche io.
- Non so che fare.
Credo non ti resti che aspettare.
- What?
What every poor bastard like you awaits: redemption day.

Chiuse gli occhi, continuando a piangere, senza riuscire ad arginare la disperazione, la paura, l'idea nemmeno troppo lontana di aver perso l'ennesimo pezzo del proprio cuore. Era morta una volta, ma non lo ricordava. Eppure, ogni volta che l'idea di aver perso chi ama le strappa un brandello di anima. La vita uno straccio, un lenzuolo pieno di buchi, di strappi, liso, consunto dall'usura di un 'Verse troppo duro per un cuore troppo fondente. Chiuse gli occhi, auspicando di non svegliarsi più. Fu il dolore a farlo, una puntura, il soffio dell'Hypospay contro il collo e poi il limbo. Per qualche ora ancora, aspettando il giorno della redenzione.



Redemption day - Johnny Cash

I've wept for those who suffer long
But how I weep for those who've gone
Into rooms of grief and questioned wrong
But keep on killing

It's in the soul to feel such things
But weak to watch without speaking
Oh what mercy sadness brings
If God be willing

There is a train that's heading straight
To heaven's gate, to heaven's gate
And on the way, child and man,
And woman wait, watch and wait
For redemption day

Fire rages in the streets
And swallows everything it meets
It's just an image often seen
On television
Come leaders, come you men of great
Let us hear you pontificate
Your many virtues laid to waste
And we aren't listening

There is a train that's heading straight
To heaven's gate, to heaven's gate
And on the way, child and man,
And woman wait, watch and wait
For redemption day

What do you have for us today?
Throw us a bone but save the plate
On why we waited til so late
Was there no oil to excavate
No riches in trade for the fate
Of every person who died in hate
Throw us a bone, you men of great

There is a train that's heading straight
To heaven's gate, to heaven's gate
And on the way, child and man,
And woman wait, watch and wait
For redemption day

It's buried in the countryside
It's exploding in the shells at night
It's everywhere a baby cries
Freedom
Freedom
Freedom