sabato 30 marzo 2013

That's the way I've always heard it should be...

Era in stato d'agitazione. Il Core non era mai stato così opprimente, ma la verità era che si sentiva stretta in un abito fin troppo elegante, per una come lei. Le scarpe, per quanto il tacco fosse basso, la costringevano ad una postura tutta innaturale, così come la gonna, stretta, nera. Il nero era l'unico 'colore' che era riuscita a scegliere. Anya era bellissima. Non poteva fare a meno di guardarla come sempre, in una certa maniera adorante: un po' come una bambina che impara, si mise ad emularla. L'invito era arrivato tempo addietro. Chiese a Ritter, chiese a Neville. Secondo loro poteva affrontare la sfida del matrimonio dell'anno. Declan l'aveva incastrata alla grande. Quando le fece promettere che sarebbe andata su Xinhion, per poter aggiungere un altro pianeta alla sua già vasta conoscenza dei sistemi solari, mai avrebbe pensato che ci sarebbe andata per il suo matrimonio. Ci mise giorni a cercare di escogitare un regalo. Non poteva aspettarsi qualcosa di grande, la Khan. In fondo sapeva che le sue finanze erano limitate, senza parlare dei gusti, chiaramente. Le prese il panico. Anya la portò su Horyzon a far compere. Scelsero assieme qualcosa di sobrio, ma qualunque abito mettesse le risultava maledettamente stretto. Quello che si era scelta era il più comodo, sobrio, ma allo stesso tempo adeguato. Fece praticamente fare tutto alla sorella, perchè lei di certo non ne sarebbe stata in grado.

- Tutto questo è ridicolo, io le scrivo che non ci vado.
- Non essere sciocca, Cox. Te la caverai benissimo, devi solo ricordare che 'merda' e 'cazzo', nelle varie lingue e accenti, non sono ben viste, e nemmeno 'cesso' o 'fare la piscia'.
- Ma se scappa scappa! Che dovrei dire?
- Le signore beneducate di norma utilizzano la formula del 'vado ad incipriarmi il naso'.
- Ma se non è vero!?!
- Non fa nulla, a nessuno interessa che tu vada ad espletare le tue funzioni corporali, Cox, nemmeno al tuo medico a meno che non sia per motivi di salute.
- ... Non ti sto seguendo. Va bene, niente piscia. Ma se mi devo incipriare per fare la piscia, che dovrei dire se devo cagare?
- ... ti stai incipriando anche in quel caso. Nessuno ti biasimerà per la tua scarsa fantasia.
- If you say so...

Ritter sospirò. Era un caso disperato, ma la trovava estremamente divertente, sempre in maniera composta, sottile. Lui era un Corer, però non era la prima cosa che saltava all'occhio di lui, quando ci pensava. Neville non fu da meno. Ci provò, a consolarla, a farla sentire più tranquilla, ma a niente valsero gli sforzi congiunti dei due. Però una cosa doveva farla: farsi coraggio e andarci, perchè in fondo con la Khan aveva un debito, e non avrebbe disatteso le sue aspettative, nemmeno in un momento così ambiguo.

- Sposarsi, che cosa assurda. 
- Tu credi?
- Bhè... no, cioè, scusa. Non intendevo che sposarsi sia assurdo, solo mi pare un pochino affrettato. E poi lei mi sembra tutto tranne che propensa al matrimonio, o interessata. E' una donna ambiziosa, il matrimonio non credo sia tra i suoi traguardi.
- Possibilmente si tratta di un matrimonio di comodo, ma se è la donna intelligente che dici lei sia, si sarà fatta i propri conti in tasca.
- Di comodo, che brutta parola.
- Preferisci d'interesse?
- Bhè no.
- Sai, nemmeno io e Mary Ann ci sposammo per amore, non all'inizio. Eravamo giovani, le nostre famiglie ci avevano promessi. Imparai ad amarla col tempo.
- What?!?! Really?
- Aye! Suprised?
- A little. Insomma... non sembrava.
- No, appunto. Sono stato fortunato, era comunque una bella donna ed estremamente amabile ed umile.
- ...
- What?
- I'm sorry.
- Dah! Stop it. Piuttosto, hai preso il regalo?
- Yep. Non so se le piacerà, ma è l'unica cosa che mi è venuta in mente.
- Meglio di niente. Ora vediamo un po' quel vestito? Neville dice che ti sta un incanto.
- Fuck off!

Si vergognava a morte. E no, non mostrò a Trigger il vestito che aveva scelto su consiglio della sorella. Fece le valige. Salutò tutti e prese il primo trasporto verso il pianeta. Appena arrivata si chiuse nella stanza che l'era stata riservata. Anya le venne in soccorso e non fu mai abbastanza grata di averla lì, fu quasi felice di vedere anche Scott, per pochissimi secondi e il tempo di scolarsi un whisky diritto diritto, liscio, senza batter ciglio. Almeno potè ammirare la magnifica location scelta per l'evento. Stranamente ogni cosa le ricordava il tocco meticoloso e analitico di Declan. Il perfetto portamento, l'assoluto controllo su ogni cosa. Non era impersonale, però. Girò un po' per il posto, senza perdersi grazie al cielo, e poi dovette filare a cambiarsi, con l'aiuto dell'onnipresente sorella, sempre pronta a salvarla dagli impicci. Non rinunciò al c-pad, anche perchè aveva appuntato l'ordine delle posate da usare scaricato con l'holodek da un manuale di educazione Corer per bambini. Una cosa alla sua portata, insomma. La gonna le stringeva le ginocchia, la sorella le acconciò i capelli e l'aiutò con un filo di trucco, senza eccedere. Tremando, si aggrappò a lei e si tuffò nell'ignoto della sala gremita di ospiti tra le persone più illustri che il 'Verse potesse forgiare. Lei era lì. L'unica cosa utile che aveva fatto era morire, farsi risorgere e vincere una gara di Skybike per la Blue Sun. Non era proprio un posto per lei, ma ce la mise tutta. Fortunatamente si portò appresso un bel po' di pasticche, per sopperire al fastidio. Il dolore alla spalla, ben coperta dal taglio dell'abito, era sopportabile, e poi un paio di sorsi di liquore di rosa – mai bevuto prima – alleggerì un sacco la tensione. Spesso finì per appartarsi, chiamare Ritter o Neville, a volte senza prendere segnale, a causa alla distanza.

Declan Khan era splendida. In quell'abito rosso finemente decorato. Le calzava a pennello e giocava con i riflessi dei suoi capelli. Era splendente, e come sempre magneticamente inquietante. Aveva quel cipiglio determinato che non lasciava mai andare. Non si stava rilassando, nemmeno lì, nemmeno in quel momento e lei non potè fare a meno di osservarla da lontano e farsi le solite sciocche domande di sempre.

- Secondo te sarà felice?
- Lo ha scelto lei, è quello che vuole.
- Ma non è una risposta.
- Niet.

Guardò Anya. Nemmeno lei sapeva rispondere, ma era più tranquilla, come se la cosa ormai fosse assodata. Probabilmente conosceva Declan meglio di Molly, anzi, sicuramente era così. Eppure non potè fare a meno di sentirsi triste, per lei, solo per un attimo.

- Non lasciarsi mai andare deve essere davvero una bella rottura di...

Anya rise bassa, Molly si era fermata, di scatto, strabuzzando gli occhi in un'espressione buffissima vista l'occhiata di un cameriere che passava di lì proprio mentre lei stava per essere scurrile. Le porse la tazzina di tè. Avevano appena assistito alla cerimonia del suddetto tè tra Declan e Derek. Si soffermò un po' anche sullo sposo. Era vecchio. Lo sapeva, o meglio, lo aveva letto in giro documentandosi un pochino. Il magnate però sembrava decisamente più sciolto della CEO. Era comunque un bell'uomo, decisamente elegante, affascinate, senza ombra di dubbio e assieme non stavano nemmeno male. Erano una coppia ben assortita, seppur lui sembrasse cozzare con l'impostazione della rossa Khan. La cerimonia cercò di seguirla con attenzione, chiedendo di tanto in tanto alla povera sorella cosa stessero facendo, dato che non sembrava affatto un classico matrimonio cristiano, così com'era abituata a vederli.

La cena sontuosa, la sala magnifica. Tutto risultava abbastanza enorme, tanto da metterla a disagio, così come non riusciva a fare il Rim più profondo o lo spazio infinito. Le scarpe la stavano uccidendo, i messaggi di Ritter e Vergil continuavano a strappare la sua attenzione al brusio di fondo, facendola distogliere, dimenticare per brevissimi frammenti di tempo che non stava in una sala gremita di personaggi in vista e potenzialmente snob. Sentiva troppi occhi addosso, la cosa era davvero insopportabile. Ogni pasto dovette attendere, guardarsi attorno, fare un respiro e cercare di imitare. Fortunatamente la sorella era con lei:

- Stai andando alla grande.
- Well. Da me dicono If you can't beat them, you might as well join them. Di norma non è una filosofia che riesco a sposare – ho fatto la battuta! - facilmente, ma per sopravvivere...
- Da, è un buon metodo. Non lo diremo a nessuno.
- Okay, thanks.

Era sollevata, fortunatamente c'era lei. La sorella, ovvio, ma non era l'unica. Incrociò lo sguardo verde chiaro con quello azzurro e intenso di Declan Khan. Le sorrise, in maniera assolutamente inaspettata. Le venne naturale di sorridere alla sposa, senza nascondere un minimo di imbarazzo che le sorgeva spontaneo. Apprezzò molto il tempo che la rossa CEO, seppur limitato dai suoi ovvi doveri di 'padrona di casa', le dedicò, ammansendo un pochino la difficoltà e quel senso di stordimento in cui l'evento l'aveva fatta inciampare. Non c'era caduta solo perchè qualcuno la teneva per mano, sempre e comunque. Sopravvisse, barcamenandosi come meglio credeva, cercando di mimetizzarsi come una mosca bianca in uno sciame nero. Orgogliosa, testarda. Ci mise tutto l'impegno di cui era dotata, contando magicamente fino a dieci, cercando di non dimenticare mai che 'piscia' non era un termine che si poteva usare.

- Sis'!
- Sis'?
- Dimmi un po', ma nemmeno sbronza si può usare, vero? 
- Ah? Di che stai parlando. 
- Delle parole vietate dal vocabolario di una signorina per bene! Ovvio no? 
- Er... D-da?!
- Okay, quindi che devo dire per far capire alla persona che mi offre da bere che se ingollo un altro sorso di quella roba alla rosa rischio di stramazzare sbronza sul pavimento?

Aspettava trepidante, come una bambina con la domanda della vita. L'enigma più importante. Anya la fissò, stranita, guardò Scott, e poi tornò a fissare la sorella come se fosse una sorta di alieno venuto da chissà quale mondo, forse un grayskin le avrebbe fatto meno paura.

- Beh, puoi semplicemente dire che con un altro bicchiere di quel drink favoloso rischieresti di diventare meno reattiva di un tovagliolo stropicciato?
- ... Non me lo ricorderò mai. Mi sono persa al drink! Sèh, lascia. Occhio che Champlin se la squaglia. Cazzo di Corer, complicati anche a dire no. Un semplice ' No grazie non basta?' Mo chiedo a Ritter, speriamo sia ancora sveglio!

Rigirata la frittata al povero medico, non soddisfatta della risposta della sorella, si ritrovò incassata in un angoletto, semi nascosta dalle tende ad aspettare che arrivasse il messaggio lungo la rete cortex. Le distanze siderali rendevano tutto estremamente complicato ma era determinata ad ottenere una risposta soddisfacente e da perfetta signorina. Almeno, secondo i suoi limiti.

Allora, mi sono ricordata che non posso dire 'vado a fare la piscia' e ho detto già un paio di volte 'vado ad incipriarmi il naso' - che tra parentesi funziona anche come scusa per tagliare la corda - ma che dico ad uno che mi offre da bere per fargli capire che se ingollo un altro sorso di quella roba alla rosa rischio di stramazzare sbronza sul pavimento, in maniera meno rimmer? Non basta un semplice: 'no'?"

Fortunatamente lei ebbe uno stacco. Anya aveva catalizzato molti sguardi, in fondo era diventata in poco tempo la Vice-CEO della Blue Sun di Cap City, riempiendo in parte il vuoto lasciato proprio dalla sposa. Si mise a spirare tra le fessure tra i tendaggi, sfilate le scarpe per muovere un po' i piedi in assoluta libertà, senza gli odiati tacchi. Poi il c-pad vibrò e a lei pigliò un dannato colpo che la vide masticare improperi a bassissima voce, azzannarsi la mano per non far uscire altre porcate. Lesse il messaggio di Ritter e scoppiò a ridere.

"Il problema qui è particolarmente spinoso: fargli capire che sei sulla china dell'ubriachezza equivale a rafforzarlo nelle sue ovvie intenzioni carnali (tradotto: sta cercando di portarti a letto confidando nel potere 'liberatorio' dell'alcol). Quindi devi dissuaderlo, contrastando le sue mire alla radice: digli che non ti divertivi così tanto con un uomo da quando tuo marito ti ha lasciata sola con tre bambini. Funzionerà”

Geniale. Un pochino complicato, ma in fondo poteva riuscirci. Si dovette tappare la bocca con la mano, infilare le scarpe quando notò movimenti nella tenda e la faccia di Anya che compariva da dietro, alla sua ricerca.

- Well? 
- Nothing... 
- Perchè ridi? Ti ha sentita tutto questo lato della sala.
- Ahm, colpa del Doc.   
- Cosa?
- Niente. Lascia. Ti spiego più tardi. Coff...

Sfruttò con oculatezza la scusa propinata da Ritter ed effettivamente, dovette ammettere, in seguito, che funzionò alla grande. Poco le importava che la cosa potesse diventare di dominio pubblico, l'importante era sbarazzarsi degli scocciatori. Grazie al cielo, quando finalmente tutto in quella sala fu consumato e bevuto, ci fu uno spettacolo all'esterno. Una danza che non avrebbe dimenticato per molto, moltissimo tempo. Osservò incantata i movimenti del drago, i giochi di luci, il buio acceso da scie danzanti. Si sentì un po' più a casa, nel buio, mimetizzata con il proprio abito nero, mai troppo lontana da Anya, seppur a distanza di sicurezza da Scott. La cercò ancora, la sposa, tra i visi e le espressioni distratte, ammaliate da quello che vedevano. Lei era sempre la stessa, con quel suo aplomb impeccabile, mai un attimo di pace.

Non ringraziò mai abbastanza il cielo, gli dei, dio stesso, Anya e Ritter per averla tirata fuori da quell'inferno Corer sana e salva. Ci sono solo due foto che testimoniano la sua presenza lì, o almeno, due scatti di cui lei sia a conoscenza. Cose che nessuno vedrà più, probabilmente, fino a che camperà.

 
***



That's the Way I've Always Heard It Should Be by Carly Simon
My father sits at night with no lights on
His cigarette glows in the dark.
The living room is still;
I walk by, no remark.
I tiptoe past the master bedroom where
My mother reads her magazines.
I hear her call sweet dreams,
But I forgot how to dream.

But you say it's time we moved in together
And raised a family of our own, you and me -
Well, that's the way I've always heard it should be:
You want to marry me, we'll marry.

My friends from college they're all married now;
They have their houses and their lawns.
They have their silent noons,
Tearful nights, angry dawns.
Their children hate them for the things they're not;
They hate themselves for what they are-
And yet they drink, they laugh,
Close the wound, hide the scar.

But you say it's time we moved in together
And raised a family of our own, you and me -
Well, that's the way I've always heard it should be:
You want to marry me, we'll marry.

You say we can keep our love alive
Babe - all I know is what I see -
The couples cling and claw
And drown in love's debris.
You say we'll soar like two birds through the clouds,
But soon you'll cage me on your shelf -
I'll never learn to be just me first
By myself.

Well O.K., it's time we moved in together
And raised a family of our own, you and me -
Well, that's the way I've always heard it should be,
You want to marry me, we'll marry,
We'll marry.