“Ogni cosa che ci accade
è conseguenza diretta di quello che facciamo.”
Era un pensiero che le
batteva nel cervello, mentre stava seduta a guardare il vuoto e le
stelle attorno a lei. Era in plancia, Trigger a
riposare dato che il viaggio non sarebbe stato dei più semplici. Non
poteva fare a meno di pensare a quel relitto, a quella nave che
probabilmente l'aveva attaccata e che l'aveva razziata. Un brivido
continuava a scorrerle lungo la schiena, e a galla tornavano le
vecchie leggente, i dubbi che bussavano prepotentemente nel retro del
cranio, chiedendo di entrare e radicarsi, assieme alla paura. Ma non
poteva permettersi di avere paura. La situazione non lo consentiva.
Eppure, quando aveva caricato i ragazzi del Ranch, mai si sarebbe
immaginata che sarebbe precipitato tutto in un caos senza controllo.
La partenza da Greenfield
non era stata guastata da nulla. Solo l'arrivo in Polaris
aveva dato i primi segnali di qualcosa che non andava. La carcassa di
un Evolution Refit galleggiava nello spazio senza più
controllo, morta, come un tronco spezzato e marcio che galleggia in
un fiume in piena, trasportato dalla corrente. Probabilmente avrebbe
dovuto lasciar perdere, perchè in fondo i sensori avevano assicurato
che non c'era nessuno a bordo da salvare, ma la curiosità di capire
a volte ha la meglio sulla ragionevolezza. Trigger
insisteva affinchè salissero a bordo per controllare e vedere se si
poteva raccogliere qualcosa di utile, parti di ricambio, razziare,
insomma. Non dimenticherà facilmente lo squarcio sulla fiancata, la
lamiera divelta permetteva di vedere la zona passeggeri, uno
spettacolo raccapricciante, perchè di buchi nello scafo ne aveva
visti, ma mai di quel tipo. Non poteva abbandonare la plancia. Il
refit aveva preso una rotazione costante e lei doveva adeguare
l'andamento della Monkey a quella del relitto, per permettere
a Myar ed Alan di salire a bordo. Le
descrizioni non facevano altro che peggiorare la situazione: nessun
cadavere, solo sangue, tanto, al punto da indicare che forse vi era
stata una colluttazione. I livelli di radiazioni erano anomali,
troppo, e la cosa la spinse ad optare per abbandonare le barre di
combustibile dalla griglia di contenimento e far risalire meccanico e
medico a bordo. La voce di Philip, in sala macchine, le
rimbombava nella testa “Marauders”. Non potevano
essere. Eppure quella rotta, lei ne era certa, era sicura. Non
potevano sapere da quanto tempo fosse alla deriva, ma la presenza di
quella nave l'aveva spinta a cambiare drasticamente i piani e cercare
qualcosa di sicuro, ancora una volta. Arrivare su Tauron era
stato un sollievo, ma non sarebbe durato.
I cavalli dovevano essere
contrattati, non erano ancora stati acquisiti e lei avrebbe dovuto
stare con Philip e gli altri sul pianeta. Non le
dispiaceva. Ma poi accedde l'impensabile. Elizabeth
coinvolta in una sparatoria al Crazy, non come vittima, ma
come parte in causa, attiva. Non riusciva davvero a capacitarsene.
Poi quella notizia, Sterling e Ritter,
arrestati assieme. Un colpo netto al cuore, un dolore difficilmente
descrivibile che la costrinse ad attingere ad una dose più alta di
farmaci per alleviare la sensazione di soffocamento e preoccupazione.
Cecilia. I sogni infestati dalla piccola. Non che
dubitasse fosse al sicuro, ma... doveva stare con loro, crescere con
loro, non come è accaduto a lei. Quello valse abbastanza da potersi
sentire in dovere di agire. Non poteva stare con le mani in mano,
eppure aveva un lavoro da portare a termine. Le notti si erano fatte
angoscianti, il sonno non veniva e se veniva era solamente indotto.
La tensione le faceva salire le palpitazioni, l'ansia, l'angoscia. Si
era sentita così solo un'altra volta: quando Vergil
decise di costituirsi. Nella sua cabina rimaneva a fissare il
soffitto in silenzio, rimuginando e ragionando sul come poterli
aiutare. Non tanto per Ritter, ma Sterling,
le sue accuse erano gravissime, lo sapeva. Doveva esserci qualcosa
che avrebbe potuto fare, ma ogni piano escogitato finiva
rovinosamente per portare agli scenari peggiori mai pensati.
Rigirarsi nella branda non serviva a nulla, così passava le nottate
in plancia, a fissare fuori: Tauron. Ormai quel pianeta le
sembrava irrimediabilmente piccolo.
- Devo fare qualcosa,
Trig.
- E cosa vorresti fare?
Sono in galera, vorresti entrare, bussare, chiedere per favore se li
rilasciano perchè altrimenti non dormi la notte?
- ... Non essere
ridicolo.
- E allora? Non c'è modo
che tu possa cavarli fuori da lì da sola, Winger, rassegnati.
- Ci deve essere un modo!
- Ci fosse stato,
ragazza, l'avresti trovato con Neville. Ma a prescindere, se li tiri
fuori di galera che cambia? Tornano a fare i fuggiaschi, tornano a
vivere una vita nascosti.
- Bhè ma se si devono
nascondere almeno possono farlo con la bambina. Andarsene in un
fottuto buco pacifico e farsi una cazzo di vita assieme, maledizione!
- Non sei tu a decidere
delle loro vite, Winger, chi ti credi di essere?
- ...
- Appunto. So che sei
preoccupata per Cecilia, ma non ce n'è motivo.
- Voglio solo che non
cresca come me...
- Che ci sarebbe di male?
Guardati. Ti fai in quattro per chi ami, cerchi di sollevare chiunque
navighi nella merda, che sia un criminale o meno non ti importa, sei
un pilota fottutamente capace. Winger, non hai niente che non vada. E
se anche quelli che ti hanno cresciuto non erano i tuoi genitori, non
significa che abbiano fatto un pessimo lavoro, anzi... stai
offendendo la memoria di tuo zio e mancando di rispetto alle fatiche
di tuo padre.
- ...
- Vai a dormire.
- Non ci riesco.
- E allora rimani in
silenzio, perchè in queste condizioni stai sparando solo cazzate.
Sigillò le labbra,
ricacciando il nodo in gola, il fastidio, la frustrazione e le
lacrime che salivano e bruciavano dietro gli occhi, senza mai
affacciarsi. Non aveva toccato alcol, il che rendeva la situazione
ancora più grave. Ma era destinata a peggiorare.
Arrivò. Quel maledetto
messaggio arrivò diritto. “Help me”. Suo fratello aveva bisogno
di lei, la sua famiglia aveva bisogno di lei e non potè dire di no,
e non avrebbe nemmeno voluto. Vergil inventò una
scusa: amici dall'altro lato del pianeta. E poi salparono. Il senso
di colpa per aver mentito a Philip lo ingoiò un pezzo
alla volta, amarissimo. A quel ragazzo non avrebbe mai voluto dire
una bugia, seppur l'avesse già fatto con la storia del Rebirth, ma
in fondo, doveva proteggere anche lui. Puntò diritta a Safeport,
raccolse il fratello e poi si diresse con la Monkey verso lo
Skyplex di Duankou. Raccolsero Hogs e Thorvald.
Ormai erano in ballo. Black come al solito non usava il
cervello, agiva d'istinto e per una volta non potè dirgli nulla. Era
precipitato tutto. Kat, Rinoa e Fenix
mancavano all'appello. Lui doveva correre a cercarli, ma sarebbe
stata una corsa vana.
Arrestati, anche loro.
Metà dell'equipaggio del fratello era dietro le sbarre, ma
soprattutto, metà della sua anima era in gatta buia. Era una
situazione disperata. E disperato era anche il piano che si sentì
spiegare da Neville. Assurdo. Non poteva né voleva
crederci.
Era tutto assurdo, ormai
fuori controllo. Aileen che le scriveva con richieste
fuori dalla grazia di dio a cui avrebbe detto di no, se non ci fosse
stato un motivo più profondo dietro a tutto. Un chimico chiuso in
una cabina, un chiacchierone con la lingua lunga troppo attaccato
alla propria pellaccia, la cui unica colpa era stata quella di farsi
spedire sulla lattina volante e finire nelle grinfie paranoiche della
rossa. Vivevano in una situazione ormai degenerata fino
all'impossibile e lei, lei, continuava a cercar di salvare capra e
cavoli. Doveva parlare con Black, doveva cercare di
fargli entrare nella zucca che il piano era fallimentare, doveva
cercare di salvare Huck da una fine ingrata, salvare la
nave, Neville, Ritter, Sterling, Rin, Kat, Fenix, Joe,
Cecilia... a qualunque costo. Sapeva che rischiava di fallire
miseramente, ma sarebbe stato peggio non tentare in primo luogo.
Aveva deciso di smettere di vivere di rimpianti, aveva deciso di
agire, a modo proprio. Loro avevano bisogno, e lei ci sarebbe stata,
no matter what.
Ormai era in ballo, non si
sarebbe tirata indietro. Aveva un muro davanti, un muro
impenetrabile, eppure doveva avanzare, a testa bassa, spezzare la
barriera e andare avanti fino all'altra parte, qualsiasi cosa
celasse. Non sentiva nemmeno più la voglia di scappare, di
nascondersi. Sapeva che era un rischio, ma doveva correrlo, o non si
sarebbe mai più guardata allo specchio. La sua determinazione però
non rendeva la scelta più semplice, anzi. Però, lo aveva sempre
detto: nessuno viene lasciato indietro. Nessuna pace per i cattivi, mai. No peace for the wicked. Peccato che non si ritenesse affatto cattiva. Ormai ne era certa, i problemi l'amavano...
Trouble loves me
Trouble needs me
Two things
More than you do
Or would attempt to
So, console me
Otherwise, hold me
Just when it seems like
Everything's evened out
And the balance
Seems serene
Trouble loves me
Walks beside me
To chide me
Not to guide me
It's still much more
Than you'll do
So, console me
Otherwise, hold me
Just when it seems like
Everything's evened out
And the balance seems serene
See the fool I'll be
Still running 'round
On the flesh rampage
Still running 'round
Ready with ready-wit
Still running 'round
On the flesh rampage
- at your age !
Go to soho, oh
Go to waste in
The wrong arms
Still running 'round
Trouble loves me
Seeks and finds me
To charlatanize me
Which is only
As it should be
Oh, please fulfill me
Otherwise, kill me
Show me a barrel and watch me scrape it
Faced with the music, as always I'll face it
In the half-light
So english, frowning
Then at midnight i
Can't get you out of my head
A disenchanted taste
Still running 'round
A disenchanted taste Still running 'round
Trouble needs me
Two things
More than you do
Or would attempt to
So, console me
Otherwise, hold me
Just when it seems like
Everything's evened out
And the balance
Seems serene
Trouble loves me
Walks beside me
To chide me
Not to guide me
It's still much more
Than you'll do
So, console me
Otherwise, hold me
Just when it seems like
Everything's evened out
And the balance seems serene
See the fool I'll be
Still running 'round
On the flesh rampage
Still running 'round
Ready with ready-wit
Still running 'round
On the flesh rampage
- at your age !
Go to soho, oh
Go to waste in
The wrong arms
Still running 'round
Trouble loves me
Seeks and finds me
To charlatanize me
Which is only
As it should be
Oh, please fulfill me
Otherwise, kill me
Show me a barrel and watch me scrape it
Faced with the music, as always I'll face it
In the half-light
So english, frowning
Then at midnight i
Can't get you out of my head
A disenchanted taste
Still running 'round
A disenchanted taste Still running 'round