mercoledì 12 giugno 2013

Ground control to Major Tom...

- Mi stai davvero chiedendo se voglio accompagnare le persone a cui tengo di più al mondo, oltre i confini conosciuti dello spazio, nel nulla inesplorato sulla base di chissà quale astruse supposizioni a cui è arrivata la tua mente genialmente contorta, in una missione che non sappiamo nemmeno a cosa porterà, senza garanzie nè altro?
- Sì, l'idea sarebbe questa Cox.
- Cazzo Doc, certo che vi ci porto. Non penserete davvero di lasciarmi a casa a fare la calzetta, in fondo, sono solo il miglior fottuto pilota del 'Verse, alla faccia di Wright.

Rideva. La situazione era abbastanza complicata da gestire, Trigger non era nemmeno del tutto convinto, ma l'idea di spingersi oltre i confini di Polaris le faceva serpeggiare una sensazione di forza, sotto la pelle. La cambusa della Monkey era sempre stato un posto piacevole da condividere, specie con chi aveva imparato ad amare e considerare come la propria famiglia. Vergil la guardava. Lui aveva già deciso, e così anche Eir. Stavano lì, ad attendere che lei desse l'unica risposta che avrebbe mai potuto dare e lo sapevano tutti. Nessuno di loro avrebbe mai dubitato che lei sarebbe stata in prima linea, a proteggerli, prima di ogni altra cosa, e poi a farsi quel benedetto viaggio.

Era infinito, ancora di più perchè le coordinate di Ritter sembravano non arrivare mai. E lui ci metteva il carico da novanta. Ogni cinque minuti la trepidazione si faceva via via più forte in lui. Sembrava un bambino, agitato.

- Siamo arrivati?
- No.
- Siamo arrivati?
- No.
- Siamo arrivati?
- Porco cazzo Doc, no.
- Ok, allora manca molto?
- Non manca molto, ma se me lo chiedi di nuovo...

Il tempo scorre relativo quando sei nello spazio. Non hai la possibilità di renderti conto di nulla, solo quello che i monitor e i sensori rivelano. Eir chiusa in sala macchine, tutto che scorreva liscio come l'olio. Lei è perfetta in quell'ambiente, a tratti c'erano sono spie che si attivavano e poi si spegnevano. Tutto in regola. Nessun problema.

- Manca ancora molto?
- Non è cambiato molto dall'ultima volta che me l'hai chiesto, sai?

Poi però qualcosa cambiò, di punto in bianco. Qualcosa che i sensori non vedevano, eppure era lì, galleggiava nello spazio privo di peso, una specie di Skyplex in miniatura. Ritter non vedeva l'ora. Le chiese di accostarsi, Vergil non era convinto, la loro convivenza era diventata stretta a tutti, tanto che sia lei che Eir si tenevano alla larga per la maggiore, mentre gli amici nemici si abbaiavano contro, tesi come corde sul limite. La struttura che galleggiava nello spazio siderale era invisibile ai sistemi. Avvicinarsi non sembrava un'opzione, ma lei decise che, se erano arrivati fino a lì, significava che Ritter aveva ragione. 
Tutto si spense. Motori, strumentazioni. Tutto. Il che comprendeva anche i sistemi di sostentamento della nave, l'ossigeno, la gravità, tutto. Il panico le strinse la gola in una morsa. Eppure Ritter aveva la soluzione. I monitor davanti a loro, in plancia, diventarono una sorta di tastiera, e il Dottore riuscì a liberare la nave da quello che l'aveva catturata. Il braccio si distese, qualcosa o qualcuno era pronto ad accoglierli. La storia se l'era fatta spiegare tutta almeno un paio di volte, eppure ancora non ci credeva del tutto. Troppe cose oscure, troppe coincidenze, ma il fatto che i sensori non riuscissero a vedere qualcosa che invece c'era eccome, dimostrava senza ombra di dubbio che, nel racconto del Dottore, qualcosa c'era di vero. 
Non c'era anima viva sul satellite. Tutto era in un totale stato di abbandono, loro erano armati. Trigger rimase in plancia ad accertarsi che la nave fosse pronta per il decollo. L'idea era quella di rimanere uniti, le comunicazioni non funzionavano, nulla funzionava correttamente in quel posto. Sterling finì per farsi attrarre dal motore che sorreggeva e sosteneva l'intero impianto, mentre la luce chiamò gli altri a raccolta. Sterminati corridoi di schedari erano stipati ovunque, visibili dopo una salita che non terminava mai e che spezzava il fiato anche ai più allenati, figurarsi a lei, con le troppe sigarette sul groppone. Non sembravano esserci minacce, e mentre Ritter si perdeva tra i filari di milioni e milioni di dati, Vergil e Molly tornarono verso Eir, per assicurarsi che stesse bene. Dovevano portare a casa entrambi, non solo uno. Entrambi avevano una bambina ad attenderli, e lei li avrebbe riportati a casa, o non sarebbe tornata nemmeno. 
Non tutto può andare liscio in certe avventure, ma quando ti spingi oltre il conosciuto, in compagnia di chi la propria storia l'ha costruita con il sudore della fronte e le proprie capacità, in un modo o nell'altro, la scampi, nonostante le bombe, nonostante i pericoli. 
Riportarli a casa era l'unica vera priorità, per lei. 
Riportarli da Cecilia, ancora una volta.

E ci riuscì, grazie a Dio, ad Eir, ad Eleazar e a Vergil, ovviamente.




Space Oddity
David Bowie

Ground Control to Major Tom
Ground Control to Major Tom
Take your protein pills
and put your helmet on

Ground Control to Major Tom
Commencing countdown,
engines on
Check ignition
and may God's love be with you

(spoken)
Ten, Nine, Eight, Seven, Six, Five, Four, Three, Two, One, Liftoff

This is Ground Control
to Major Tom
You've really made the grade
And the papers want to know whose shirts you wear
Now it's time to leave the capsule
if you dare

This is Major Tom to Ground Control
I'm stepping through the door
And I'm floating
in a most peculiar way
And the stars look very different today

For here
Am I sitting in a tin can
Far above the world
Planet Earth is blue
And there's nothing I can do

Though I'm past
one hundred thousand miles
I'm feeling very still
And I think my spaceship knows which way to go
Tell my wife I love her very much
she knows

Ground Control to Major Tom
Your circuit's dead,
there's something wrong
Can you hear me, Major Tom?
Can you hear me, Major Tom?
Can you hear me, Major Tom?
Can you....

Here am I floating
round my tin can
Far above the Moon
Planet Earth is blue
And there's nothing I can do.