venerdì 5 luglio 2013

Greenfield, July 2515

Primo pomeriggio. Fuori dal The Machine c'era un silenzio irreale. Al piano di sotto non c'era anima viva: troppo caldo per mettersi a lavorare ancora, e c'era tempo al tramonto. Sammy era andata al fiume a rinfrescarsi un po', svagarsi, com'è giusto che sia alla sua età. Muto... non si sapeva. Quando Vergil Neville arrivò al piano di sopra le lame di luce che fendevano la penombra erano cocenti e rade. Le finestre erano aperte, ma le serrande abbassate in modo da puntinare di chiazze luccicanti tutta la stanza. Lei era in silenzio, c'era solo un loop fastidioso, incantato su di una trascrizione a cui aveva dato voce metallica con l'holodeck. Era seduta su di una sedia, i gomiti appoggiati al tavolo, le mani affondante nei capelli, raggrumati dal sudore e dal calore. La canottiera era macchiata di aloni scuri. Il ghiaccio nel bicchiere di burbon era sciolto ormai da tempo e il fondo del tumbler aveva segnato il tavolo già di suo non propriamente pulito. L'unico movimento che compiva era premere un tasto, avanti e indietro, ascoltando ancora e ancora una parte di quelle voci metalliche che si accavallavano, prima dell'inevitabile silenzio. I suoi occhi, vacui e distanti, fissavano un cursore lampeggiante che scivolava mentre le voci scandivano l'allarme, il terrore, l'inevitabile, fino a tornare indietro e ricominciare da capo, in un continuo quasi alienante. Nell'appartamento al piano di sopra del The Machine non era difficile sentire chi stava arrivando, il passo del Capitano non era mai stato lieve come una libellula, eppure lei non si era girata.

- Molly?
- Devo andare a Safeport.
- Why?
- C'è da comprare dei sensori avanzati al Black Market, quelli che abbiamo ormai non sono recuperabili.

La voce era piatta, priva di colore e calore, tanto da rendere la stanza improvvisamente fredda, nonostante il povero Neville stesse già soffrendo quella cappa di pesantezza che regnava nell'appartamento. Che ci fosse qualcosa che non andava era abbastanza evidente. Il posacenere alla destra della pilota era ricolmo di sigarette ridotte a moncherini dove anche il filtro era stato bruciato, il pacchetto accartocciato era in terra, dopo essere probabilmente rimbalzato contro una parete. Gli occhi del Capitano corsero ovunque a cercare tracce, indizi su cosa potesse essere accaduto, fino a che non prestò attenzione a quelle voci. Raggiunse le spalle della pilota, ormai diventata lo spettro di sé stessa, e vi pose le mani. Molly trasalì, sgranando gli occhi, voltò il capo a fissare Neville dal basso. Aveva lo sguardo perso, impaurito, come un cucciolo smarrito che ha perso la strada di casa. Lei strinse le labbra, trattenne a fatica le lacrime, fino a che non ne potè davvero più.

Il movimento che fece colse impreparato il Capitano, che se la ritrovò ben presto tra le braccia, aggrappata come non ci fosse un domani. Non versò lacrime, o se lo fece, fu in silenzio. E nel mentre Neville potè leggere quello che c'era scritto sul Deck, mentre scorreva in silenzio il cursore: era un messaggio di Beth, le trascrizioni e le informazioni che riguardavano l'incidente di un trasporto tra gli Skyplex di Hall Point e Threesprings. Ricordava senza problemi il giorno in cui Molly arrivò tuonando di muovere il sedere e partire a cercare Philip, che era stato dato per disperso in un incidente nello spazio. Dovette fare i conti con una determinazione quasi esasperata, fino a che non crollò di nuovo sotto il peso di mille fatiche, rimpianti e rimorsi. Non l'aveva mai vista così fragile, da quando la conosceva, e la cosa risultava nuova. Aveva avuto il coraggio di spingersi oltre i confini dello spazio conosciuto, per gli amici, andare a Fargate varie volte, per gli amici, e adesso lo stato di impotenza in cui stava era più deleterio di qualsiasi pillola, dolore, operazione che potesse mai subire in vita sua.
Vergil la raccolse, la strinse, facendola sedere sul letto. Cercò di sollevarle il viso, aveva gli occhi gonfi, di sonno, di dolore, come era gonfio il cuore di paura. Amava quel ragazzo come si può amare le cose belle, un fratello, qualcuno per il quale auguri solo ogni bene. Lui le sorrise, passando un pollice sulla guancia scavata.

- Da quando ti arrendi così facilmente?
- Non mi sono arresa.
- E allora perchè stai così?
- ...
- E se non lo trovassimo?
- Con i 'se' e con i 'ma' non si costruisce nulla. Intanto dobbiamo cercarlo.
- Dobbiamo?
- Cercarlo.
- Assieme?
- Ovviamente.

Lei esalò un sospiro di sollievo talmente grato che non riuscì a far altro se non tornare a nascondersi tra le sue braccia. Una passata di mano, e la disperazione profonda in cui era precipitata ad ascoltare quelle trascrizioni che le aveva fornito Beth venne soppiantata dalla testarda determinazione a non lasciare nulla di intentato.

- E' un ragazzo sveglio.
- E' un genio.
- Avrà trovato un modo..

Dovevano cercare di convincersi entrambi: Neville per far stare serena Molly, Molly per riuscire a chiudere occhio e trovare la spinta per scrollarsi di dosso il dolore, la paura, e affrontare ancora una volta l'ennesima sfida.

- Andiamo a Safeport?
- Aye.