Primo pomeriggio. Fuori
dal The Machine c'era un silenzio irreale. Al piano di sotto
non c'era anima viva: troppo caldo per mettersi a lavorare ancora, e
c'era tempo al tramonto. Sammy era andata al fiume a
rinfrescarsi un po', svagarsi, com'è giusto che sia alla sua età.
Muto... non si sapeva. Quando Vergil Neville arrivò al
piano di sopra le lame di luce che fendevano la penombra erano
cocenti e rade. Le finestre erano aperte, ma le serrande abbassate in
modo da puntinare di chiazze luccicanti tutta la stanza. Lei era in
silenzio, c'era solo un loop fastidioso, incantato su di una
trascrizione a cui aveva dato voce metallica con l'holodeck.
Era seduta su di una sedia, i gomiti appoggiati al tavolo, le mani
affondante nei capelli, raggrumati dal sudore e dal calore. La
canottiera era macchiata di aloni scuri. Il ghiaccio nel bicchiere di
burbon era sciolto ormai da tempo e il fondo del tumbler aveva
segnato il tavolo già di suo non propriamente pulito. L'unico
movimento che compiva era premere un tasto, avanti e indietro,
ascoltando ancora e ancora una parte di quelle voci metalliche che si
accavallavano, prima dell'inevitabile silenzio. I suoi occhi, vacui e
distanti, fissavano un cursore lampeggiante che scivolava mentre le
voci scandivano l'allarme, il terrore, l'inevitabile, fino a tornare
indietro e ricominciare da capo, in un continuo quasi alienante.
Nell'appartamento al piano di sopra del The Machine non era
difficile sentire chi stava arrivando, il passo del Capitano
non era mai stato lieve come una libellula, eppure lei non si era
girata.
- Molly?
- Devo andare a Safeport.
- Devo andare a Safeport.
- Why?
- C'è da comprare dei
sensori avanzati al Black Market, quelli che abbiamo ormai non sono
recuperabili.
La voce era piatta, priva
di colore e calore, tanto da rendere la stanza improvvisamente
fredda, nonostante il povero Neville stesse già
soffrendo quella cappa di pesantezza che regnava nell'appartamento.
Che ci fosse qualcosa che non andava era abbastanza evidente. Il
posacenere alla destra della pilota era ricolmo di sigarette ridotte
a moncherini dove anche il filtro era stato bruciato, il pacchetto
accartocciato era in terra, dopo essere probabilmente rimbalzato
contro una parete. Gli occhi del Capitano corsero ovunque a
cercare tracce, indizi su cosa potesse essere accaduto, fino a che
non prestò attenzione a quelle voci. Raggiunse le spalle della
pilota, ormai diventata lo spettro di sé stessa, e vi pose le mani.
Molly trasalì, sgranando gli occhi, voltò il capo a
fissare Neville dal basso. Aveva lo sguardo perso,
impaurito, come un cucciolo smarrito che ha perso la strada di casa.
Lei strinse le labbra, trattenne a fatica le lacrime, fino a che non
ne potè davvero più.
Il movimento che fece
colse impreparato il Capitano, che se la ritrovò ben presto
tra le braccia, aggrappata come non ci fosse un domani. Non versò
lacrime, o se lo fece, fu in silenzio. E nel mentre Neville
potè leggere quello che c'era scritto sul Deck, mentre scorreva in
silenzio il cursore: era un messaggio di Beth, le
trascrizioni e le informazioni che riguardavano l'incidente di un
trasporto tra gli Skyplex di Hall Point e Threesprings.
Ricordava senza problemi il giorno in cui Molly arrivò
tuonando di muovere il sedere e partire a cercare Philip,
che era stato dato per disperso in un incidente nello spazio. Dovette
fare i conti con una determinazione quasi esasperata, fino a che non
crollò di nuovo sotto il peso di mille fatiche, rimpianti e rimorsi.
Non l'aveva mai vista così fragile, da quando la conosceva, e la
cosa risultava nuova. Aveva avuto il coraggio di spingersi oltre i
confini dello spazio conosciuto, per gli amici, andare a Fargate
varie volte, per gli amici, e adesso lo stato di impotenza in cui
stava era più deleterio di qualsiasi pillola, dolore, operazione che
potesse mai subire in vita sua.
Vergil la
raccolse, la strinse, facendola sedere sul letto. Cercò di
sollevarle il viso, aveva gli occhi gonfi, di sonno, di dolore, come
era gonfio il cuore di paura. Amava quel ragazzo come si può amare
le cose belle, un fratello, qualcuno per il quale auguri solo ogni
bene. Lui le sorrise, passando un pollice sulla guancia scavata.
- Da quando ti arrendi
così facilmente?
- Non mi sono arresa.
- E allora perchè stai
così?
- ...
- E se non lo
trovassimo?
- Con i 'se' e con i
'ma' non si costruisce nulla. Intanto dobbiamo cercarlo.
- Dobbiamo?
- Cercarlo.
- Assieme?
- Ovviamente.
Lei esalò un sospiro di
sollievo talmente grato che non riuscì a far altro se non tornare a
nascondersi tra le sue braccia. Una passata di mano, e la
disperazione profonda in cui era precipitata ad ascoltare quelle
trascrizioni che le aveva fornito Beth venne
soppiantata dalla testarda determinazione a non lasciare nulla di
intentato.
- E' un ragazzo sveglio.
- E' un genio.
- Avrà trovato un
modo..
Dovevano cercare di
convincersi entrambi: Neville per far stare serena
Molly, Molly per riuscire a chiudere
occhio e trovare la spinta per scrollarsi di dosso il dolore, la
paura, e affrontare ancora una volta l'ennesima sfida.
- Andiamo a Safeport?
- Aye.