mercoledì 4 dicembre 2013

Timisoara, November 2515

Quando accede di sentire che il ragazzetto di Boros, il meccanico dell'Array è stato ritrovato faccia nel fango e portato in infermeria, ti sale dentro qualcosa. La rabbia, l'intolleranza per la stupidità colossale e allo stesso tempo una dannata paura, talmente forte da far battere il cuore all'impazzata, spingerti a lasciare quello che stavi facendo per correre in quella tenda da campo immensa e ghermita di poveracci, per cercarlo. E tutto questo era successo a Molly Cox, un giorno come tanti che non contava nemmeno più, in un susseguirsi di compiti serrati, poche ore di riposo e tante fatiche. Nemmeno ricordava più cosa stesse facendo. Si ritrovò inginocchiata accanto alla branda di Philip, mentre lo osservava agitarsi per la febbre alta. Era così fragile, così indifeso che si sentì il cuore colare a picco. Lo vedeva da sè che era mal nutrito. 

Molly camminava avanti e indietro mentre i medici si occupavano di visitare Philip. Era stata scacciata in malo modo e costretta a darsi una calmata perchè ad inveire ed arrabbiarsi contro un poveraccio febbricitante non è che aiutasse molto. Aveva fatto a cambio con tutti i turni in infermeria, corrompendo chi ci doveva stare a fare il proprio mestiere con scorte, medicinali, sigarette. Voleva e doveva stare accanto al ragazzo, con quella paura che non pronunciava: le riempiva la bocca di melassa e la faceva sentire inadeguata, piccola, insicura. Lui era lì, incassato su quel letto senza possibilità di muoversi, agonizzante per la troppa bontà che gli divorava il cuore e lei non sapeva come aiutarlo.

La notte dormiva china sul suo letto, stringendogli la mano, la mattina era la prima ad alzarsi, tamponargli la fronte e ricordargli di non permettersi minimamente di morire, non mentre c'era lei a prendersi cura di lui: non glielo avrebbe mai perdonato. Con un principio di polmonite dove ormai le medicine vengono diluite come palliativi non è facile passare la notte, fortunatamente il ragazzo aveva sempre avuto la pelle dura. Nel tentare di rincuorare l'animo turbolento di Cox, non riuscì a fare a meno di confessare l'ennesimo piccolo segreto.

- Vedi di non mollarmi in questa merda da sola, Kiddow, non te lo perdono.
- Stai tranquilla, Winger.
- Tranquilla ha fatto una brutta fine, kid.
- Right, comunque sto bene.
- Non stai bene per un cazzo, mi hai fatto prendere una paura fottuta. Ho creduto di perderti, damn you.
- Calm down, non ho intenzione di morire il giorno del mio compleanno.

Un bel regalo di compleanno, per il povero Philip. Il letto d'ospedale, una promozione sul campo, una bella polmonite e il cane rabbioso "Molly Cox" a ringhiare contro chiunque si avvicinasse, a fare la guardia senza sosta fino a che non fu proprio inevitabile per lei di venire spedita altrove, perchè in fondo di gente capace a guidare ce n'era, ma che volesse arrivare fino alla giungla, ce n'era davvero poca. E anche lì, nella giungla a sradicare alberi, trovava il tempo di sbirciare le foto che aveva con sè e pensare a lui, su quella branda troppo piccola in cui sembrava sprofondare, mangiato vivo da quel suo cuore grande, fin troppo.

Lo aveva visto girarsi un foglio tra le dita, lo aveva visto imbarazzarsi quando gli puliva la fronte madida a causa della febbre, lo aveva visto arrossire nonostante già avesse gli occhi lucidi. Aveva vegliato, lo aveva guardato, e si era convinta che era lì, in quel inferno, in quella guerra di stenti e sofferenze anche per lui. Nel periodo di degenza del ragazzo aveva anche trascurato il povero Vergil, senza farsi vedere per dei giorni, fino a farsi riprendere addirittura dal meccanico. Solo lei poteva farsi sgridare da un ragazzo appena diciannovenne incastrato in un letto e con la smania di volersi subito rialzare. A causa di Philip, la pilota fu costretta ad allentare il gunizaglio, rabbonita dai suoi modi, da quel suo sguardo pulito. Pur a malincuore, tornò ai propri doveri, solo per ritrovarlo, una sera, ammanettato alla branda perchè si era alzato senza chiedere nulla a nessuno. 

- Ti da di matto il cervello? Vuoi crepare giovane?
- Ma sto bene, non ti devi preoccupare, okay?
- Okay un cazzo, Philip, tu devi restare a letto, do you understand?
- No, posso stare in piedi, posso lavorare, c'è altra gente che ha bisogno di questo letto, io sono solo d'impiccio.
- Lo sei anche fuori, cazzosanto!
- Winger, sto bene davver- 

Interrotto da colpi di tosse potenti, Philip non riusciva a completare le frasi e non riusciva nemmeno ad essere convincente per Molly, che non ci stava proprio a lasciarlo solo ancora. Putroppo gli impegni la spinsero ad allontanarsi da lui, nuovamente, con la promessa che se si fosse alzato da quella branda anzitempo, gli avrebbe sparato in un ginocchio "così almeno non puoi stare in piedi". Drastica, ma efficace. Peccato che le minacce nei confronti di Philip rimarranno sempre come le più colossali e storiche balle che Molly Cox sia in grado di raccontare, buchi nell'acqua estremamente coloriti e fantasisio, ma del tutto inconsistenti.