venerdì 22 novembre 2013

Wonderful tonight...


Ormai erano ore che giravano per negozi. Eppure non aveva il coraggio di dire nulla, Molly Cox. Guardava la sorella elettrizzata, spaventata ma allo stesso tempo estasiata, quasi ubriaca di una felicità che non riusciva del tutto a capire ma che era disposta ad accettare, per amor suo. Sbuffava, questo era inevitabile, e anche Anya in fondo lo sapeva.

- Insomma quanti vestiti devo provare?
- Ancora uno dai... fammi contenta!
- Non fare quegli occhioni con me, non sono il tuo promesso, io, non ci casc-don't you.. come osi!?!?
- Daiiiii...
- UFFA!

Era tutto il giorno che facevano questa scenetta: Molly sbatteva i piedi, Anya sbatteva le ciglia e la pilota di Shijie puntualmente cedeva alle richieste della futura sposa.

- Questo è perfetto.
- Mh...
- Dai, sei bellissima.
- Ma è corto!
- Ma cosa dici, arriva al ginocchio.
- Appunto. E poi è stretto, guarda, tira!
- Sei incontentabile, e poi il taglio è simile a quello che avevi al matrimonio di Declan.
- Non è vero.
- Sì che lo è, vuoi fregare me e la mia memoria?
- Machevaipensando?!?!
- Mh?
- Ok ok, lo prendiamo, maledizione...

Il visetto trionfante della sorella le strappava sempre una risata di gola, piena, divertita per davvero come lo era poche volte nella sua vita. Poi fu la volta delle scarpe, e degli accessori, e le lamentele non cessarono fino a che non si ritrovarono entrambe chiuse in una stanza, buttate sul letto, esauste. Scoppiarono a ridere, senza un perchè, per poi finire con l'abbracciarsi e addormentarsi così, stordite e confuse da qualcosa di più forte dell'alcol e più pericoloso al contempo.

D-Day

- E' dannatamente stretto.
- Non ti lamentare, Winger, sei la damigella d'onore, non puoi sfigurare.
- Mhhhhhhh! Almeno potevo prendere le scarpe basse.
- Sei bellissima.

L'imbarazzo le investì il viso e si trovò a dover scappare verso la camera della sorella, dove una Anya in iperventilazione – o quasi – stava già dando di matto.

- Dov'eri???
- Ma io..
- Non importa resta qua!
- O-okay, ma così mi fai paura!
- …
- Scusa, scherzavo, non è vero che mi fai paura, solo, per favore, respira, piano... così ecco brava. Dio, non posso nemmeno abbracciarti, ho paura che ti caschi un pezzo di vestito.
- Ho bisogno di bere.
- Non c'è problema ci penso i-no, resto qua!

L'occhiata di Anya le valse la scelta di rimanerle incollata al fianco, ordinando da bere dalla stanza stessa. La lasciò solo quando si presentò alla porta il Generale Krushenko. Molly lo vedeva per la prima volta e l'alone austero che lo circondava le strinse la gola abbastanza da metterle addosso una fretta del demonio, spingendola a correre fuori dalla stanza, mentre Declan si occupava di gestire minuzie che a lei sembravano insensate. I corridoi erano il ritrovo di persone ansiose: Vergil camminava avanti e indietro, aggiustandosi il colletto dello smoking. Lei gli si accostò di soppiatto, camminando con le scarpe già in mano, e ancora non era iniziata la cerimonia. Si alzò sulle punte, cercando di rubare un bacio sulla guancia:

- Nervoso?
- Mh? No, tu?
- Naaaaaaaaaaah!

Tremava, praticamente, ma come suo solito non riuscì ad ammettere che era nervosa tanto quanto la sposa, oltre a sentirsi, al solito, un pesce fuor d'acqua in certe circostanze. Un passo agile indietro, da parte dell'uomo, e un'occhiata lunga, penetrante, che la squadrava completamente, mettendole addosso un imbarazzo cocente.

- Er...

La pilota si grattò la guancia, cercando di stemperate, schiacciando i capelli sugli occhi, con una mano, che lui le rubò in fretta, per tirarsela di nuovo vicina. Ne incrociò lo sguardo e si sciolse in un sorriso radioso, che le fece dimenticare quanto stretta e corta fosse la gonna, di quanto doloranti fossero i tacchi e via discorrendo. L'idillio comunque non durò a lungo, vista la comparsa del Generale che la fece saltare come un gatto e trovare riparo alle spalle di Vergil.

- Anastasyia adesso gradirebbe di nuovo la sua compagnia, Cox.
- Da!

Talmente abituata a sfottere la sorella, le uscì spontanea quella risposta, catturata dalla cadenza pesantemente Korolevita del militare. Scheggiò via, svanendo in una nuvola di cipria, tenendosi le scarpe in mano e correndo in maniera a dir poco indecorosa, fino a tuffarsi nello spiraglio di porta aperta da Declan, che annunciava l'arrivo del quartetto d'archi.

***

Anya e le sue folli idee: chiedere a Vergil Neville, Capitano della Monkey Wrench, di celebrare le nozze. Cosa disse il cervello alla sorella in quel frangente, Molly non lo seppe mai, però erano lì, lui in piedi alla fine del tappeto, mentre la sposa veniva accompagnata all'altare dal proprio padre, cedendola all'uomo, il Corer che le stava opposto. La Rimmer se lo squadrò a lungo, assottigliando gli occhi chiari, sbilanciata a tratti su quei tacchi troppo alti, mentre prendeva in consegna il bouquet, mentre aggiustava la gonna della sorella. I polpacci erano già un inferno di spilli, lungo tutta la salita dietro al ginocchio. Ma non fece un lamento, piuttosto rimase concentrata ad osservare lo svolgersi della cerimonia, e soprattutto a badare che Vergil non ne combinasse.

- Vuoi tu, Anastasyia Irina Diodora Krushenko, prendere il qui presente, Edan Dartley, come tuo legittimo sposo?
- Lo voglio
- Ne sei sicura?
- … Certo, sì, lo voglio.
- Guarda che puoi pensarci su un attimo...


Gli spettatori cominciarono a rumoreggiare, mentre la prima scarpa di Molly venne spedita, in un calcio, verso il celebrante. L'occhiata che la sposa lanciò all'officiante era l'eloquenza: un enorme, cubitale “yougottabekiddin'me, right?” in stile Krushenko. La vena cominciava a battere sulla tempia sinistra di Edan, mentre le nocche della damigella d'onore scricchiolarono.

- Finiscila e vai avanti con sta cerimonia!
- Vuoi tu, Edan Dartley, prendere la qui presente Anastasyia Irina Diodora Krushenko, come tua legittima sposa?
- Sì, lo voglio, e non provare a chiedermelo una seconda volta, potrei spararti...
- Come siamo permalosi...
- Se c'è qualcuno in questa sala che ritiene i due non si debbano sposare, parli adesso, o tra cinque minuti, abbiamo comunque tempo.
- Vergil!

La povera sposa, con fare esasperato, accennò a voltarsi verso la sala, cercando di inquadrare la zona che accoglieva la propria famiglia, cercando il soccorso del padre, che si schiarì la voce. La seconda scarpa saettò verso Neville, ma lui con la sua solita abilità fu in grado di evitarla, stavolta. Molly si trovò ad affondare i piedi scalzi nel tappeto, fino a che non comparve la rossa chioma di Declan, composta e letale come un'assassina.

- Mettile.
- Ma...
- Adesso, Cox.
- Right, M'am!

Un paio di ballerine, basse e comode, il paradiso all'improvviso.
Nessuno osò comunque fiatare. Lo sguardo glaciale del Generale Krushenko, supportato dai fratelli di Anya, fece calare una cappa di silenzio fitta fitta su tutta la sala. Vergil riuscì quindi, su spinta di un affilato e tagliente sorriso di Declan, a terminare la cerimonia, unendo finalmente i due in matrimonio ed entrambi poterono tirare un sospiro di sollievo.

***

Il bar attirò molte delle personalità invitate, lo stesso Vergil vi fece tappa a lungo, mentre Molly riuscì a passare a salutare i fratelli Krushenko, o per lo meno, i due che ebbe modo di conoscere in ospedale, mentre scontava la pena della propria degenza assieme alla sorella. Ivan e Lev non si fecero scrupolo di salutarla, così come Dimitri, che fu in grado di guadagnarsi una minaccia mugugnata tra l'imbarazzo e i denti stretti per un apprezzamento esagerato nei confronti della povera pilota, già messa a dura prova dalla situazione. La vicinanza dei fratelli Krushenko, comunque, le valse l'abilità di glissare le attenzioni dei più, nascondendosi dietro una solida e granitica muraglia di aitanti giovani Koroleviti, ad eccezione del Generale, che Molly cercò di evitare per tutta la serata. Riuscì anche ad incrociare la biondissima Vice CEO, Lelaine, con il suo morbido ventre, ormai abbondantemente avanzata nella gravidanza. Gli occhioni chiari di Molly si fissarono su di lei, squadrandola senza il benchè minimo pudore, e la povera dottoressa fu costretta a vedersela girare attorno un paio di minuti buoni, fino a che non la salutò, liberatasi della compagnia con la quale si stava educatamente intrattenendo, da brava Coroniana:

- Buona sera, Cox.
- Hey Doc, ti vedo...
- Mi vedi?
- In forma, come un cerchio di Giotto!
- ...
- Tranquilla, zuccherino, non ti sto dando della cicciona, anche se...
- Sis'!
- What?
- Lascia in pace Lelaine!
- Non ho detto niente...!
- ...
- Comunque serio, sei bellissima!

Povera Dottoressa, Blackwood. Quella peste della pilota si diede rapidamente alla macchia, dopo aver approfittato di un attimo di libertà per giocare ad uno dei suoi passatempi preferiti: "stuzzica Sweet-Lelaine".

La compagnia di Huck, quella di Declan, il saldo appiglio che era Vergil, anche con qualche bicchiere di troppo in corpo, le furono di grande conforto per buona parte della serata, dove spesso finì per incantarsi ad osservare la sorella, muoversi come una predatrice nel suo ambiente naturale. Fu in un momento di assoluta distrazione, ossia il ballo, il primo, degli sposi, che il Generale riuscì nell'impresa di accalappiare la pilota.

- Anastasyia sembra felice.
- She is...
- Lo pensa davvero?
- Lo so.
- Mh...
- Non è convinto, Generale?
- Niet.
- Le conviene farci i conti, 'Yuska è felice e se lo merita. Nemmeno a me lui fa impazzire, ma è anche vero che è un brav'uomo e che l'ama davvero. Inoltre so per certo che la proteggerà, no matter what, e a me questo basta. Mi basta vedere i suoi occhi, il suo sorriso... la guardi. E' radiosa, come non l'ho mai vista da che la conosco.
- Da.

Molly si voltò, allungando un buffetto alla spalla del Generale con il dorso della mano.

- Guardi che non le avrei mai permesso di sposare un allocco, eh!
- Mh?
- Non faccia il geloso... e pensi a divertirsi, nh?

Sfoderò uno di quei rari sorrisi, nati un po' per ruffianeria, un po' per affetto sincero, trasposizione dell'amore smisurato che l'ha legata da sempre alla sorella. Scappò via in un guizzo, per andare a cercare il proprio accompagnatore, e svicolare ovviamente dai doveri di una damigella d'onore. Il suo ormai l'aveva già fatto, era stata lì, le aveva tenuto la mano, ma da quel giorno in poi sarebbe stato compito di altri, sorreggerla quando non c'era lei. E le andava bene così.