mercoledì 19 giugno 2013

Bullfinch, June 2515 - Part I

Bullfinch a quanto pare era una tappa obbligata. Non ci tornavano dall'ultima volta che hanno recuperato il carico di caffè per Mason, o meglio, mezzo carico visto che sono piovute più pallottole che chicchi di caffè. Fece scendere il reverendo Johnson e la sua consorte, assieme ad un medico di ventura, tale Russel Green, i passeggeri paganti. Il viaggio era stato lungo, ma sereno, fortunatamente Polaris per lei non aveva più segreti, per cui la tappa era di semplice rifornimento, scarico e carico. C'era una coppia di saltimbanchi girovaghi che cercava un passaggio fino a Phoenix, e loro ci dovevano andare.
Lo spazioporto di Timisoara era ben affollato. Di navi ce n'erano in quantità, Refit come se piovesse, carcasse che solo un folle avrebbe portato ad attrito con l'atmosfera. Lei stava in silenzio ad osservare un Wyoming. Le ricordava infinitamente la nave su cui aveva imparato a lavorare, imparato ad essere quello che era stata. Una sorta di strana malinconia si fece strada in lei. La stavano rattoppando, ed in fondo sapeva che non avrebbe retto a lungo ancora.

- Se incontra degli asteroidi salta in aria sicuro.

Una voce mise in parole i suoi pensieri. Lei stava annaspando per una sigaretta. La spalla dava un fastidio assurdo, non era dolore ma non era nemmeno piacevole. Il caldo appiccicava la tuta addosso le gambe sottili, la canottiera assorbiva il sudore, e non nascondeva del tutto le cicatrici. Fortunatamente lo stetson la proteggeva dal sole diretto, così come nascondeva il viso.

- Aye, ma un buon capitano e un ottimo meccanico possono fare miracoli.
- Anche il miglir equipaggio del 'Verse non potrebbe nulla contro un foro nello scafo rientrando in atmosfera.

Sapeva che aveva dannatamente ragione. Non trovava l'accendino, non si era voltata a guardare chi le stava parlando, ma di certo era un pilota, uno che sapeva il fatto suo, e non poteva dargli torto. Chiese fuoco, venne accontentata. Era una mano forte, callosa, le porse uno zippo ammaccato e poi:

- Che ci fai qui, Cox?

Sollevò lo sguardo, di scatto, scansando la tesa dello stetson per inquadrare meglio il profilo di quello che l'aveva chiamata per nome. Tutto si sarebbe aspettata, eccetto che vedere di nuovo quel viso, tra tanto e proprio lì. Anche se, dopo, quando riuscì a calmarsi, si dovette dare della stupida da sola, in fondo, Bullfinch era in rivolta, e dove altro poteva essere, lui e la sua gente?

- Red...

Sì, era lui. L'espressione beffarda non riusciva di certo a levarle di dosso quell'immenso sollievo che provava dentro. Sapeva che non avrebbe dovuto mostrarsi troppo felice di vederlo, ma diavolo, dopo essersi dannata per non averlo visto a Fargate, non poteva essere diversamente. Si era anche convinta che non avrebbe reagito troppo a vederlo, sapendolo vivo dalla bocca di altri, ma evidentemente la cosa le faceva più piacere di quanto fosse disposta ad ammettere. Il suo brutto muso la squadrava, con un sopracciglio sollevato.

- Scarichiamo passeggeri prima di fare rotta su Phoenix. Sei vivo.
- Che cacchio ci vai a fare, a Phoenix? Ci sono spettacoli gratis di elefanti?
- ... Non mi hanno permesso di farti visita.
- Red Wright non muore a Fargate. Non te l'hanno permesso perchè io non c'ero, ovvio.
- Red Wright non sarebbe dovuto mai andare a Fargate. Che cazzo ti è saltato in testa? Come se non ti avessero mai beccato su quel fottuto pianeta pieno di culiblu.
- Dovevo fare una cosa, e poi io non ho paura di qualche fottuto culoblu. Non potevano sapere.
- La prossima volta, visto che non te ne fotte un cazzo, eviterò di scomodare il mio culo secco fino a Fargate per venirti a trovare, a meno che tu non pensi di portarti appresso Andrè di nuovo, in quel caso ci vengo, ma solo per prenderti a calci nel culo. 'Ass...
- Mi importa eccome, Cox. Andrè è uno di noi, se non fosse stato per lui mi sarei preso ben più proiettili, gli devo la vita. Non volevo trascinarlo a Fargate, e non sarebbe successo se non ci fossero piombati addosso i cacciatori di taglie.
- Non c'era nessuna taglia sulla testa di Andrè. E poi che cavolo, feccia simile non dovrebbe nemmeno permettersi di avvicinarsi a te, o a chiunque di voi.
- Infatti, quei viscidi stanno alzando troppo la testa, ma ben presto passerà loro la voglia.
- Stai attento, servi più da vivo che da morto o in galera, alla tua causa, naye?
- Me lo state dicendo in talmente tanti, che comincio seriamente a crederlo.
- Well, credici un po' più intensamente, la prossima volta.
- Se gli dei vorranno, Cox. Sei qui con la nave di Neville?
- Aye, la Monkey è lì.
- Well, se ti capita di vedere Black, cerca di stargli alla larga.
- Black?
- Aye, ha la tendenza a tradire quelli con cui ha lavorato, e mi pare che abbia lavorato con te e Neville, in passato, right?
- ... Mio fratello non è quel genere di persona, Wright, non ci tradirebbe mai.
- Forse te che gli stai simpatica, ma con me non si è fatto scrupolo di vendermi e intascare la taglia sulla mia testa. Credimi o no, è andata così. Stagli alla larga.

Le venne a mancare il fiato. Era come se Red le avesse tirato un pugno sotto lo sterno, alla bocca dello stomaco, proprio lì dove tutto smette di funzionare, boccheggi per interminabili minuti. Lo fissò. Un light cruise si levò da terra, assieme ad un grande polverone, lo stetson rotolava nella polvere, i capelli le erano finiti in bocca e lo fissava cercando traccia di una bugia, della menzogna.

- Non ti credo. Non è possibile. Non... non può essere stato lui, non lo avrebbe mai fatto, not my brother.
- Io so solo quello che ho visto, e ti assicuro che quello che chiamano Phoenix era lì. Fa parte della ciurma di tuo fratello, lui era invischiato e si è intascato la taglia sulla pelle mia e dei miei. Fossi in te, quando c'è lui in giro dormirei sempre con una pistola sotto al cuscino.

Lei scuoteva il capo, non ci stava a sentire una cosa simile, e sapeva, nel profondo, che la voce di Red altro non era che la pura verità. Eppure non riusciva a darsi pace. Non poteva credere che un atto tanto vile fosse stato perpetrato ad opera del proprio fratello. Strinse le labbra. Red continuava a parlare e lei continuava a rifiutarsi di sentire.

- Non voglio sapere...

Gli voltò le spalle. Sollevando il viso fissò il porto attorno a loro, raccolse il cappello. Red era risoluto e sapeva che non avrebbe mai potuto chiedergli di non vendicarsi. Lo avevano spedito a Fargate, non poteva chiedergli di avere pietà, di lasciar perdere.

- Se sua madre fosse ancora viva, venderebbe anche lei per guadagnarci qualcosa. Tu e Neville mi siete simpatici, watch out.
- Sono felice che tu sia sano e salvo.

Non poteva reggere oltre. Scattò, corse verso casa, il ventre della Firefly era aperto, pronto ad accoglierla nel buio. Sentiva le lacrime bruciare dietro gli occhi, una fitta atroce dietro le costole, all'altezza del cuore ricostruito, incrinato dalla consapevolezza di amare una persona decisamente diversa da quella che ricordava. Trigger la vide arrivare di filato:

- Winger?
- NOT NOW!

Lei si tuffò in cabina, aspettando di poter sedare il dolore. Contò le pillole, una... per ogni lacrima che le cadeva dal mento, gocciolando sul pavimento. Una per ogni pensiero confuso, da lavare via, una per ogni dubbio, per ogni bugia. Crollò sul letto, risvegliandosi che già erano decollati.

- Molly?

La voce di Neville oltre la porta spessa della cabina. Si rigirò nella branda, tirò le coperte sulla testa e spense la luce.

Not now.”